Le carezze letali del Piccolo Principe

27/09/2015 alle 14:08.
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IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - “Il pallone è come una donna: ama le carezze”, sosteneva quel genio di Eric Cantona. E , ormai è strachiaro, è uno che ama/sa accarezzare il pallone. Specie se sta fermo, immobile, il pallone ovviamente, al limite dell’area avversaria. A quel punto, il Piccolo (piccolo?) Principe diventa un’arma letale, un killer seriale, un uomo implacabile alla faccia del romanticismo delle carezze. Prima la , cioè il superbo Buffon, poi il Carpi, cioè lo scarso Brkic, si sono dovuti inchinare alla magia del bosniaco: un passo e mezzo all’indietro, uno sguardo alla porta e poi la botta, il tocco, la sciabolata, la saranga o la suatta fate voi. Mai qualcosa di volgare, per carità: sempre una nuance di classe, un pizzico di aristocrazia. Una poesia. Tanto bella quanto drammatica, a seconda delle angolazioni legate al tifo. E anche un marchio di fabbrica, visto che con quella confezionata ai danni del Carpi, è salito a 9 il numero dei calci piazzati che ha trasformato in lacrime per gli avversari.

L’EREDE AL TRONO Si sapeva che fosse uno specialista delle punizioni, avendo avuto come maestro a Lione un certo Juninho Pernambucano, ma - in verità - lui è uno che calcia in maniera diversa rispetto al brasiliano, amante della media-lunga distanza: ti fa male anche o soprattutto dalla linea d’area, cioè dai 16 metri o giù di lì. Non è uno di quelli che tende furbescamente ad allontanare il pallone dalla porta avversaria, ad arretrarlo senza farsi vedere dall’arbitro: Mire bada a sistemare bene la sfera, magari su un ciuffo di erba un po’ più alto, e poi prende la mira... Gol, assist, giocate a colori e tanta, tanta continuità: il nuovo ha preso in mano le redini della Roma e non le molla, risultando sistematicamente uno dei migliori in campo. C’è chi sostiene che il tutto sia legato a doppia mandata alla non più fissa presenza in campo di . Come se, con il capitano in panchina, il bosniaco si senta o sia realmente più libero di esprimersi secondo natura e qualità. Non s’era detto, del resto, che Mire era stato acquistato per raccogliere con il tempo l’eredità di Francesco? Magari fosse vero che c’è (già) in giro un altro ...