LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Altro che gita fuori porta. Nel giorno degli esperimenti, dall’agognato tandem Totti-Dzeko per la prima volta fianco a fianco, della riabilitazione di Gervinho come titolare, a decidere per la Roma la sfida di Frosinone sono gli attaccanti meno attesi: Iago Falqué e Juan Iturbe. Uno arrivato a giugno senza squilli di tromba dal Genoa, l’altro che al Genoa pareva ormai destinato fino a 48 ore dalla fine del mercato:«Ma la partita andava chiusa prima» tuona Garcia. La gente sui balconi, il campanile che affaccia sullo stadio: il folklore del viaggio meno di novanta chilometri da casa illude la Roma di potersi concedere una gioiosa promenade ciociara, in attesa del Barcellona, ospite mercoledì.
La prima mezz’ora ai punti è invece del Frosinone, fermato solo da un miracolo di Szczesny su destraccio di Tonev. Totti e Dzeko non funzionano insieme: il capitano è nervoso e rischia pure il rosso, per uno spintone a Blanchard prima, per un’entrataccia su Dionisi poi. Il centravanti pare invece intimidito dopo una zuccata che lo fa sanguinare alla testa: conseguenza scontata due errori solo davanti alla porta. Poi a 1’ dall’intervallo basta una rimessa laterale finita in area tra lo stupore dei difensori del Frosinone, distratti forse dalla coreografia dei tifosi di casa, per regalare a Falqué la palla del vantaggio. Stellone potrebbe pure festeggiare il pari se nel cuore della ripresa Ciofani non si divorasse l’1-1. E invece nel finale il piccolo, torrido “Matusa” s’incendia per un mani da rigore di Digne ignorato da Gervasoni. Poi Rosi si tuffa in area, simulazione per l’arbitro, ma in tribuna scoppia comunque un accenno di rissa. Garcia sente il pericolo e se la prende pure coi medici che vorrebbero soccorrere Digne, poi nel recupero Iturbe gli regala un dolcissimo viaggio di ritorno. In attesa del Barcellona.