IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Chissà se Lucas Digne avrà mai visto quel filmato di Francesco Totti, di quando, nel febbraio del 2004, sul finire di un Roma-Juventus mostrava a Tudor la sua mano con le quattro dita alzate al cielo e lo invitava a stare zitto e ad andare dritto a casa. Chissà. Se non l’ha visto glielo avranno raccontato e forse a quello si è ispirato quando domenica, sul finire di Roma-Juventus, sua prima partita con la maglia giallorossa, il francesino ha mandato un bacetto a Pereyra, gli ha fatto vedere la sua mano, con due dita alzate al cielo e in un certo senso, pure lui lo ha invitato ad andarsene a casa. Da Totti a Digne, da Tudor a Pereyra, il palco è sempre l’Olimpico. Undici anni dopo, un altro video spopola nella capitale. Sarà l’aria di Roma, ma succedono sempre qui certe cose al limite tra il simpatico e l’irriverente. All’epoca, Totti è stato pesantemente criticato da Lippi, con cui poi vincerà un mondiale; stavolta Digne è stato beccato dai tifosi juventini e non ancora da qualche dirigente bianconero (si attendono bacchettate con la solita e pesante morale che non guasta...). Totti era già un idolo nel 2004, anzi si era quasi stancato di esserlo, ma in quell’attimo ha inorgoglito tutta la sua gente, perché tanti lo avrebbero voluto fare, perché tanti lo avranno fatto al proprio amico juventino. Digne è sbucato dal nulla, ha giocato la prima partita e olè, eccolo il gesto che ti cambia l’esistenza. Sappia che con così poco si è comprato un popolo; sappia che ora sarà un nemico giurato della Juventus e che nel ritorno ci sarà sicuramente chi non avrà dimenticato quel gesto, Pereyra in testa. Un gesto poco social, molto genuino, da bambini che giocano su un prato. Ora non diventi lo spot per dire, «ecco così si genera violenza» e tutte le retoriche banalità di questo tipo. È normale che oggi, a Roma vogliano Digne capitano, a Torino vorrebbero rispedirlo in Francia.