CORSERA (A. BOCCI) - La pressione sale e la paura corre sul filo. Juve e Roma, prima e seconda nella scorsa stagione e candidate a lottare per lo scudetto anche quest’anno, dopo 5 partite sono già lontane dall’Inter e sotto processo. «Non mi sento in bilico», dice Rudi Garcia. «Non eravamo eroi dopo Manchester e non siamo coglioni adesso che abbiamo fatto 1-1 con il Frosinone», si scalda Max Allegri. Nel mirino ci sono soprattutto loro, gli allenatori, finiti nella bufera a un mese esatto dall’inizio del campionato.
Le favorite dell’estate sono già in affanno. A Roma si erano convinti che questo fosse l’anno giusto e invece all’inizio dell’autunno i giallorossi sono già lontani 7 punti dalla capolista e hanno vinto appena 2 volte. A Garcia rimproverano molte cose: l’uso indiscriminato del turnover soprattutto con il Sassuolo, la scarsa preparazione delle partite, gli schemi inadeguati sulle palle inattive, la fase difensiva sempre più scadente. La capitale è un frullatore e sono in parecchi a scommettere che il francese avrà vita breve sulla panchina romanista al di là di un ricco contratto sino al 2018. «Le critiche non mi toccano», assicura lui e intanto ragiona sulla formazione da presentare questo pomeriggio all’Olimpico contro il tenero Carpi: Florenzi terzino e il tridente Salah-Dzeko-Gervinho con l’ennesima esclusione di Totti. «La classifica non è un problema ma può diventarlo» ammette Rudi che nelle prossime ravvicinate 3 partite si gioca molto se non tutto. Il calendario, almeno quello, potrebbe essere un aiuto: dopo il Carpi la Roma è attesa da 2 trasferte non impossibili contro Bate Borisov e Palermo. Ma servono 3 vittorie per mandare in soffitta il dilagante pessimismo e arrivare alla sosta con un pizzico di buonumore in più.
A Torino la classifica è anche peggiore e il calendario molto più complicato: stasera alle 20,45 la Juventus fa visita all’altalenante Napoli, che al San Paolo ha vinto le ultime 2 partite segnando 10 reti senza subirne alcuna. Però Allegri, per il momento, vive più protetto, garantito dallo scudetto dell’anno scorso e dalla finale di Champions. Certo, nessuno aveva messo in preventivo così tante difficoltà dopo la rivoluzione d’estate. Max, scosso dall’1-1 con il Frosinone, ha tenuto a rapporto la squadra ed è pronto a ripartire. «Nei momenti duri bisogna parlare poco e lavorare tanto. Napoli non è una tappa decisiva. Usciremo da questa situazione e a Natale la classifica sarà diversa».
Nella tana di Sarri probabile la conferma di Cuadrado e il rilancio di Hernanes e Morata. Serve qualità per superare il momentaccio. Si sente l’assenza di Marchisio in mezzo al campo, i giovani crescono a rilento, Pogba nel ruolo di leader sembra smarrito, l’attacco segna con il contagocce e la squadra non ha ancora un’identità come se si fosse lasciata andare pensando alla gloria passata. Invece il calcio brucia tutto in un istante. E oggi, prima alla Roma e poi alla Juve, chiede conto dei patimenti esistenziali di questo settembre nero.