GASPORT (C. ZUCCHELLI) - In settimana Rudi Garcia gli ha chiesto se se la sentisse e Daniele De Rossi ha risposto presente. E poi ha pensato al 12 dicembre 2011, quando Luis Enrique gli fece la stessa domanda: «Te la senti di giocare centrale contro la Juventus?». Anche in quel caso, risposta affermativa. C’è il bianconero nel destino di De Rossi difensore centrale, lui che mai sarebbe voluto arretrare in difesa, soprattutto al posto dell’amico Castan. E invece: «Io mi metto sempre a disposizione della squadra. L’importante era vincere e sarei stato felice anche se avessi giocato centrocampista». La sua gara è stata quasi perfetta, solo dopo l’ammonizione è sembrato meno sicuro, ma sapeva di avere la fiducia dei compagni e del tecnico: «Perché lui – le parole dell’allenatore – sa fare tutto e sa fare uscire la palla con una tecnica di un certo livello».
SOLO DIECI MINUTI - Mai, con Garcia in panchina, la Roma aveva battuto la Juventus in campionato. Casa o trasferta, nessuna differenza, il successo sembrava un miraggio, ieri invece fin dai primi minuti si è capito che sarebbe stata un’altra storia: «Sì – conferma De Rossi – peccato solo per quei 10 minuti di sofferenza finale, abbiamo preso un gol da polli e una squadra che vuole vincere il campionato non si addormenta. Però, essendo stato un tempo così breve, vedo il bicchiere mezzo pieno, abbiamo vinto grazie ad un grande spirito. Abbiamo messo in difficoltà una squadra che tre mesi fa si giocava il tetto d’Europa e che, nonostante le difficoltà, è ancora molto forte, perché non molla mai».
INTROVABILE PIRLO - La ricostruzione che si sta facendo a Torino, secondo De Rossi, porterà delle flessioni inevitabili: «Alcuni giocatori sono sostituibili, altri no. Pagando tanto puoi trovare un altro Vidal, pagando tantissimo puoi trovare un altro Tevez, invece un altro Pirlo... Avoja a cerca’». Lo dice in romanesco, ma il concetto è chiaro. Come quello che De Rossi si aspetta: «Dovremo lottare fino alla fine e mantenere sempre questa mentalità anche contro squadre come Frosinone e Carpi. Se lo faremo potremo andare avanti, perché siamo più forti». Poi lascia l’Olimpico col sorriso dei giorni migliori, dopo aver salutato mamma, papà e sorella, pronto a dedicarsi alla Nazionale.
GIOIELLO - Anche Miralem Pjanic punta a mantenere la stessa mentalità di cui parlava De Rossi, soprattutto quando si tratta di battere le punizioni: «Quella è la mia mattonella, sapevo come e dove calciare». Detto, fatto: ottavo gol su punizione dal 2011-12, in Serie A meglio di lui solo Pirlo (12) e Lodi (9): «In partite così i calci piazzati sono determinanti, ma l’importante era vincere: per come abbiamo giocato il successo è strameritato». Pjanic, che in settimana ha anche festeggiato i 2 anni del figlio Edin, ammette: «A Verona non siamo andati bene, anche se il campo ci ha impedito di fare il nostro gioco, con la Juve abbiamo dimostrato tutto quello che possiamo fare». Lo ha dimostrato anche Iago Falque: partito nelle retrovie a luglio, si è sta ritagliando uno spazio sempre più importante e la sensazione, assist a Dzeko a parte, è che le sue qualità di equilibratore siano preziosissime: «Grandissima partita, continuiamo così», ha scritto su Instagram. Come in campo, concreto ed efficace.