IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Si infrange sul piattone di Jankovic l’euforia esagerata dei tifosi romanisti, con gli occhi ancora pieni dei sei gol rifilati al Siviglia (in meno di un’ora) nel giorno della presentazione ufficiale all’Olimpico. Ma quello era show, da ieri invece si è iniziato a fare sul serio e le cose non stanno così bene come poteva sembrare. La Roma stecca all’esordio a Verona, torna a casa con un solo punto (anche se al Bentegodi in molti faticheranno quest’anno), Garcia per la prima volta da quando allena in Italia non vince all’esordio e inizia la nuova stagione in salita.
Per certi versi un copione prevedibile perché i carichi di lavoro dell’estate hanno fatto in molte fasi della partita la differenza. La Roma è lenta, fatica a trovare il suo ritmo e contro la difesa schierata di Mandorlini si è riproposto un problema già noto: per tutta la scorsa stagione infatti i giallorossi hanno faticato quando si sono trovati di fronte difese così chiuse.
Il bilancio, per la squadra che in molti davano ancora in cima alla lista delle anti-Juve, non può che essere negativo. Troppe le cose che non hanno funzionato e in tutte le zone del campo, a partire dal reparto difensivo che era stato e continua ad essere la maggior preoccupazione di tecnico e società. Florenzi, che s’è poi riscattato con un gran gol nella ripresa e che comunque ha consegnato nelle mani di Garcia un punto, ha fatto tutto bene nella metà campo offensiva, ma dietro ha dimostrato i limiti di un «non» terzino. Sulla corsa tiene, ma quando l’uomo lo punta va sistematicamente in tilt: c’è ancora da lavorare. In mezzo l’intesa Castan-Manolas (il migliore lì dietro) è da rivedere e Torosidis, utilizzato però ancora una volta fuori ruolo, si è addormentato nell’occasione del vantaggio veronese.
A centrocampo è mancato invece un po’ di ritmo, nonostante qualche buona giocata di Pjanic nel complesso la Roma è sembrata ancora troppo macchinosa e l’ingresso nel finale di Keita non ha certo aiutato in questo senso. Discorso più o meno simile in attacco dove, inevitabilmente, l’affiatamento è ancora lontano: nonostante la propensione al sacrificio di Dzeko. La Roma non è abituata ad avere uno così lì in mezzo e si è visto chiaramente: agli esterni (ma un po’ a tutta la squadra come atteggiamento) è mancata la cattiveria per chiudere la partita quando è capitata l’occasione. E fin qui la scelta di rinunciare a Totti, per la prima volta in panchina all’esordio per scelta tecnica, non sembra aver pagato granché. Molto bene invece l’esordio del nuovo portiere Szczesny che ha mostrato di poter essere titolare di questa squadra.
Chiaro come la Roma sia ancora un cantiere aperto, aspettando gli ultimi colpi in difesa che consentiranno a Garcia di far giocare ogni giocatore nel suo ruolo. Ma c’è anche la consapevolezza che tra sette giorni contro la Juventus servirà un’altra Roma per non uscire con le ossa rotte dal primo scontro diretto della stagione: sarebbe un bruttissimo segnale per una campionato partito comunque in salita.