CORSERA (L. VALDISERRI) - E speriamo che il calcio italiano, dove qualcuno riesce a minacciare di morte Romagnoli perché da bambino era laziale e da grande ha preferito il Milan alla Roma, non rovini il sorriso schietto di Edin Dzeko. Il «Diamante bosniaco», come lo chiamano a casa sua, nella presentazione di ieri a Trigoria, è stato divertente e ha risposto con il tono più giusto alla domanda che non manca mai ai nuovi arrivati: il derby.
«Lulic? Tutte le volte che l’ho sentito ha cercato di convincermi a non venire alla Roma. Gli ho chiesto: sei spaventato che ti faccia gol? Dal primo momento gli ho detto che sarei voluto venire qui». La statistica dice che a Manchester, contro lo United, ha segnato 5 gol in 7 derby giocati con la maglia del City.
Dzeko è arrivato a Roma, per colmare la mancanza atavica di un centravanti, soprattutto grazie al lungo lavoro di Walter Sabatini e Miralem Pjanic, che per non fasri mancare nulla ha persino chiamato Edin il suo bellissimo bambino: «Va tutto bene, mi sto ambientando, il clima è meraviglioso. Seguo la Roma da quando ci è arrivato Pjanic e so che ha un grande progetto per il futuro. È una squadra ambiziosa, sono felice di essere qui per dare una mano. Sono amico con Miralem per via della nazionale e con lui ho un grande rapporto in campo e fuori dal campo. Sia lui che Sabatini mi hanno parlato in maniera entusiasta di Roma e della Roma. E così, eccomi qua». Dzeko è uno specialista delle missioni impossibili: ha fatto vincere la prima (e unica) Bundesliga al Wolfsburg, ha riportato il titolo inglese al Manchester City dopo 44 anni, ha qualificato la piccola Bosnia al Mondiale 2014.
Adesso gli chiedono di ridare alla Roma lo scudetto che manca dal 2001, quando gli attaccanti giallorossi erano Batistuta, Totti, Montella e Delvecchio. Basterà l’arrivo di Dzeko per colmare il gap con la Juventus, che l’anno scorso ha chiuso la stagione a +17? «Ho seguito la Roma, specialmente la scorsa stagione, quando era una rivale del Manchester City in Champions League. Ha fatto un’ottima prima parte di campionato, poi non so cosa sia successo. Adesso la rosa è ancora migliorata. Entro la fine di agosto, magari, ci rinforzeremo ulteriormente. Vogliamo essere protagonisti, dobbiamo lavorare sodo per vincere dei trofei. E lo dobbiamo fare tutti uniti, perché un giocatore solo non va da nessuna parte».
L’arrivo di Dzeko alla Roma, di Mandzukic alla Juventus, di Bacca al Milan e di Jovetic all’Inter, tutti grandi attaccanti da 20 gol a campionato, alzeranno sicuramente il livello della serie A. Un torneo che Edin seguiva da ragazzino, facendo il tifo per i rossoneri: «Ricordo quando ero piccolo, la serie A era la migliore al mondo. Poi c’è stato un calo, non so dovuto a cosa. Al momento la Premier League è il miglior campionato al mondo, ma in serie A molte società stanno costruendo stadi di proprietà, ci sono grandi calciatori e altri ne stanno arrivando. Tutti ci auguriamo che in questi anni l’Italia possa tornare agli splendori del passato».
Lo Zeljeznicar vendette un giovanissimo Dzeko al Teplice per 30.000 euro e un dirigente disse che avevano fatto un affare. Adesso, alla sua prima squadra, arriverà una cifra dieci volte superiore come premio di formazione per il trasferimento dal City alla Roma. A suo modo è un’altra missione impossibile che Edin Dzeko può mettere nel suo palmares.
La doppia missione di Dzeko: far vincere la Roma e la serie A
14/08/2015 alle 15:17.