IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Daniele De Rossi ha 32 anni (quasi), ha scelto la Roma per la sua vita. Il suocontratto scadenel 2017 e forse sarà proprio quella la fine della sua avventura inmaglia giallorossa, perché questo lui ha fatto capire a più riprese. Sogna di vincere e scappare, lasciando un ricordo infinito. Negli ultimi anni Daniele ha vissuto un’esistenza piena di contrasti, pensando anche lasciare tutto prima del tempo. Troppe critiche, a tratti si è sentito sopportato, quella frase «ormai ha smesso di giocare» se le sente risuonare nei timpani. La sopporta, non la accetta. L’altra: «l’ingaggio che percepisce è un peso per la società» è un refrain fastidioso, che, anche questo, sopporta, ma non accetta.
Lui stesso sa bene che il rendimento, ultimamente, non è stato all’altezza della sua fama, tanto è vero che Conte l’ha anche lasciato a casa nelle penultime convocazioni. Rimettersi in gioco è roba da uomini, rilanciare può per certi versi sembrare spavalderia. «L’amore che i tifosi della Roma mi danno non riuscirei a trovarlo altrove, sono felice di essere qui e di rappresentare qualcosa di importante per la Roma e per i tifosi. Sono abbastanza sicuro che possiamo vincere il titolo nei prossimi due/tre anni. Stiamo salendo i gradini, il muro che ci divide dalla Juve è più alto», il suo sogno confidato a Foxsports. Molti tifosi, ormai, gli fanno la guerra e a queste frasi grossomodo hanno replicato sottolineando che la Roma vincerà proprio quando lui se ne sarà andato. A quella gente, a chi sostiene che ormai ruba lo stipendio ha dato dei «tifosi commercialisti» e oggi in Australia non ha intenzione di polemizzare ancora.
IL FUTURO Certe storie si chiudono quando la rete si gonfia, come due anni fa, a Livorno, quel gol lo ha restituito alla Roma, decidendo di seguire la rotta indicata da Rudi Garcia, a cui aveva dato la parola. «Alcuni momenti negativi mi hanno fatto riflettere sulla mia destinazione, sul mio futuro. In alcune estati la Roma non sembrava la cosa migliore per me e viceversa, così ho pensato di cambiare. Una volta sono stato vicino a lasciare, ma ho fatto una promessa Garcia. Lui è arrivato nel mese di giugno e la prima volta che ho parlato con lui gli ho detto “Voglio andarmene”. Lui mi ha risposto: “Ok, ma sei ancora un giocatore importante per me, quindi dammi una data, una scadenza, perché devo sapere quale sarà la mia squadra e quali saranno i miei giocatori”. Così abbiamo fissato la scadenza alla prima giornata di campionato (Livorno, appunto, ndr), il mercato finiva il primo settembre. L'offerta è arrivata dopo la prima partita, ma io avevo dato la mia parola». Sono passati due anni, ora la parola è scudetto. Prendi lo scudetto e scappa.