CORSERA (A. RAVELLI) - Antonio Conte resta nell’inchiesta sul Calcioscommesse. Il pm di Cremona Roberto Di Martino ha deciso: chiederà il rinvio a giudizio per il c.t. L’accusa è frode sportiva, anche se solo per una partita. Come si ricorderà, Conte — già squalificato per quattro mesi dalla giustizia sportiva per l’omessa denuncia relativa ad AlbinoLeffe-Siena (1-0, 29 maggio 2011) — era finito nelle indagini per due match: quello con l’AlbinoLeffe e quello con il Novara (2-2, 30 aprile 2011). Per uno dei due la sua posizione è stata archiviata. Il provvedimento arriverà a giorni.
Conte, che aveva scritto al pm una memoria difensiva (negando ogni addebito, ripetendo che non è mai stato coinvolto in associazioni illecite, né ha mai scommesso) sperava di uscire subito dall’inchiesta. Ora i suoi legali Francesco Arata e Leonardo Cammarata decideranno se puntare sul giudizio immediato, rinunciando così all’udienza preliminare di fronte al Gip, con l’obiettivo di arrivare il prima possibile a un verdetto (il rito immediato si terrebbe in autunno). Il dibattimento — è questo il ragionamento dei legali — potrebbe anche durare anni e per Conte c’è il rischio prescrizione che finirebbe però per lasciare il dubbio e non togliere un peso. Il c.t. vuole assolutamente affrontare i prossimi Europei, a giugno 2016, con l’inchiesta conclusa, altrimenti — come aveva ventilato — potrebbe considerare le dimissioni.
Il grande accusatore di Conte è Filippo Carobbio, suo ex giocatore al Siena. Su Novara-Siena aveva raccontato: «I giocatori hanno appreso dell’accordo in occasione della riunione tecnica. In sostanza Conte si limitò a dire che era stato raggiunto un accordo per il pari». Il capo degli slavi Ilievski l’aveva smentito parlando di una combine ai fini di scommesse da cui Conte era estraneo. Su AlbinoLeffe-Siena, invece, Carobbio parla di clima da ultimo giorno di scuola: «Anche con il benestare di Conte veniva presa la decisione di lasciare la vittoria all’AlbinoLeffe».