GASPORT (M.PERRONE) - L’ammiraglio e il fratello di Cecè, il traditore e lo scrucchione , il futuro allenatore e l’ingenuone di Tivoli, e poi lui, «er più» di Borgo Pio. Erano 7 i romani in campo nel primo derby della storia, l’8 dicembre 1929 alla Rondinella. Mancava il più atteso, Fuffo Bernardini, che aveva esordito in Prima Divisione con la Lazio nel 1919 ad appena 13 anni ed era arrivato alla Roma nel ‘28 passando per l’Inter: non se la sentì di affrontare i suoi vecchi colori, preferì darsi malato tirando fuori anche divergenze contrattuali.
CADEAU La Lazio schierava in difesa Luigi Saraceni, per le cronache di allora Saraceni II perché era il fratello minore di Fernando detto Cecè; a centrocampo c’era Mario Malatesta, lo chiamavano «l’ammiraglio» perché era un duro; in attacco il «traditore», Luigi Ziroli, che aveva segnato (al Livorno) il primo gol ufficiale della storia romanista nel 1927. La Roma aveva in porta Bruno Ballante, nato a Tivoli a pochi chilometri dalla Capitale: uno che quando gli chiesero «bello quell’orologio, è un cadeau?» rispose: «No, è un Omega». In difesa c’era Mario De Micheli, che come diceva la canzone di Testaccio «scrucchia che è un piacere». A centrocampo Giovanni Degni, che nel dopoguerra (1945-47) fece poi per 2 campionati l’allenatore giallorosso, e Attilio Ferraris IV, «er più» di Borgo, il primo capitano della storia romanista. Il padre, che vendeva bambole vicino a via Cola di Rienzo, l’aveva negato alla Juve quand’era minorenne: «Mio figlio vuole giocare nella sua città». Prima alla Fortitudo, poi alla Roma e nel ‘34 anche alla Lazio dopo essere diventato campione del Mondo con l’Italia. Sette romani in campo, uno segnò (Ziroli) ma l’arbitro Carraro annullò per fallo di mano, il gol per l’1-0 romanista lo fece il fiumano Sciabbolone Volk, che timbrerà tutti i suoi primi 7 derby.