LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - È duro, Garcia, con la società, con i tifosi e con l’ambizione legittima di un ambiente importante. Tranne che con sé stesso, unico non imputato nel bilancio finale di una stagione che terminerà stasera con la gara all’Olimpico contro il Palermo, utile solo per festeggiare il secondo posto. Se di festa si può parlare, dopo le parole del tecnico. “Abbiamo bisogno di vendere prima di comprare. Se la prossima stagione competeremo per vincere lo dovete chiedere al presidente, che vedrò giovedì a Londra. Bisogna essere chiari sulle nostre possibilità che spero saranno immense per il futuro, ma non penso lo saranno per il prossimo anno: il primo ambizioso sono io, altrimenti non sarò qua con la divisa della Roma“.
Il confronto con Pallotta di giovedì somiglia molto ad un ultimatum: se il mister francese non avrà le risposte che spera, potrebbe anche decidere di andarsene. Una doccia fredda per la società, che non si aspettava questa presa di posizione, e per i tifosi, con i quali si crea un’ulteriore frattura. “I nostri sostenitori hanno dimostrato di saperci stare vicino, ma quando va tutto bene è inutile. Forse sono stati condizionati dalle critiche eccessive della stampa, ma non è possibile essere contestati da secondi in campionato, come dopo la Sampdoria o la Fiorentina. Per questo bisogna essere chiari“. Garcia sarebbe stranito con la dirigenza giallorossa per la decisione di accantonare il preparatore Rongoni, da lui portato un anno fa, a favore del tedesco Darcy Norman, preparatore della Germania campione del mondo, e per la rivoluzione del settore medico. Giovedì, a Londra, la resa dei conti con Pallotta.