Derby Champions, Roma blindata

25/05/2015 alle 15:27.
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LA REPUBBLICA (G. CARDONE - E. SISTI) - Che questo derby "dentro o fuori", che questo derby tardivo mascherato da biblico spartiacque, si giochi solo "dentro" e possibilmente senza biscotti ( il pari che manderebbe tutti in , anche se uno dai preliminari), li dove l'erba delimita un campo di calcio. E che il "fuori' resti tale, appassionati gli spalti, tristi se c'è da rammaricarsi, allegri se c'è da far festa, tranquillala à.

A fine turno i quasi 2000 agenti dislocati nella zona dell'Olimpico in assetto di guerra potrebbero scoprire che non c'era nessuna guerra da combattere, una volta tanto, nessuna fazione da sedare o carica da lanciare, nessun matto da rincorrere o lacrimogeni da stappare, nessun ferito da trasportare, nessun coltello illuminato da uno spicchio di luna da sequestrare: «La prossima volta buttalo». Anche la cieca rabbia della contrapposizione a tutti i costi può stancare: è un istinto così prevedibile, ripetitivo, svilente. Viva il derby. Coccoliamocelo, laziali padroni di casa, romanisti ospiti, 30 mila stimati i primi, 20 mila i secondi. Daje. Durante la vigilia ha tenuto banco l'umorismo di : «Dopo 120' giocati in finale di Coppa mi aspettavo che chiedessero di spostarla a mar tedi...». Battuta che i cugini, definiti più o meno "piagnoni", non hanno commentato. Un piccolo veleno polemico che ha contribuito a rialzarei toni trate sponde e inacidire l'umore dei destinatari indiretti del messaggio ( i tifosi biancocelesti sui social) . Poche ore prima Pioli (il nome laziale più vicino a Piola della storia biancoceleste) si era limitato a dire: «Questa partita ce la siamo in un certo senso meritata, abbiamo fatto del nostro meglio per arrivare sin qui, questo derby vale la nostra stagione».

Biglia è recuperato, Lulic giocherà al posto di Radu in una difesa che tornerà a quattro. La Lazio conosce l'arte dell'accelerazione e del contropiede, la Roma non più. Le difficoltà di sono endemiche, coinvolgono lui stesso e vanno oltre il rendimento dei singoli: il malessere è difficile da individuare sulla mappa, eppure c'è, si muove e produce confusione. L'apparizione delle virtù è stata troppo breve, un miraggio praticamente, per andare avanti in , in Coppa Italia, in Europa League. Complice la generalizzata modestia delle avversarie, alla Roma rimangono il secondo posto da difendere e i 50 min che l'accesso diretto alla garantisce. Ma per mesi hanno respirato malinconia, fra scontri interni, esternazioni pericolose ( «vinceremo lo scudetto!» ), silenzi ( il caso "gogna" sotto la curva), infortuni coperti e la solita domanda senza risposta: il presidente dov' è? Servirebbe l'intera produzione di Achille Campanile per riuscire a far sorridere Trigoria ( ieri rifinitura aperta a 500 tifosi). Oppure un derby perfetto o più che perfetto (quellovintosu autogol di Negro... ): «Ma la favorita è la Lazio», ammette . Torna in panchina. Se il patrimonio di una squadra è soprattutto ciò che ha speso in campo durante l'anno, come è cresciuta nel darsi, la Lazio sta meglio della Roma. Ma all'andata la Lazio si è fermata, impaurita da se stessa, e l'ha trafitta. Misteri da derby, anomalia perenne.