LA REPUBBLICA (G. CARDONE - E. SISTI) - Che questo derby "dentro o fuori", che questo derby tardivo mascherato da biblico spartiacque, si giochi solo "dentro" e possibilmente senza biscotti ( il pari che manderebbe tutti in Champions, anche se uno dai preliminari), li dove l'erba delimita un campo di calcio. E che il "fuori' resti tale, appassionati gli spalti, tristi se c'è da rammaricarsi, allegri se c'è da far festa, tranquillala città.
A fine turno i quasi 2000 agenti dislocati nella zona dell'Olimpico in assetto di guerra potrebbero scoprire che non c'era nessuna guerra da combattere, una volta tanto, nessuna fazione da sedare o carica da lanciare, nessun matto da rincorrere o lacrimogeni da stappare, nessun ferito da trasportare, nessun coltello illuminato da uno spicchio di luna da sequestrare: «La prossima volta buttalo». Anche la cieca rabbia della contrapposizione a tutti i costi può stancare: è un istinto così prevedibile, ripetitivo, svilente. Viva il derby. Coccoliamocelo, laziali padroni di casa, romanisti ospiti, 30 mila stimati i primi, 20 mila i secondi. Daje. Durante la vigilia ha tenuto banco l'umorismo di Rudi Garcia: «Dopo 120' giocati in finale di Coppa mi aspettavo che chiedessero di spostarla a mar tedi...». Battuta che i cugini, definiti più o meno "piagnoni", non hanno commentato. Un piccolo veleno polemico che ha contribuito a rialzarei toni trate sponde e inacidire l'umore dei destinatari indiretti del messaggio ( i tifosi biancocelesti sui social) . Poche ore prima Pioli (il nome laziale più vicino a Piola della storia biancoceleste) si era limitato a dire: «Questa partita ce la siamo in un certo senso meritata, abbiamo fatto del nostro meglio per arrivare sin qui, questo derby vale la nostra stagione».
Biglia è recuperato, Lulic giocherà al posto di Radu in una difesa che tornerà a quattro. La Lazio conosce l'arte dell'accelerazione e del contropiede, la Roma non più. Le difficoltà di Garcia sono endemiche, coinvolgono lui stesso e vanno oltre il rendimento dei singoli: il malessere è difficile da individuare sulla mappa, eppure c'è, si muove e produce confusione. L'apparizione delle virtù è stata troppo breve, un miraggio praticamente, per andare avanti in Champions, in Coppa Italia, in Europa League. Complice la generalizzata modestia delle avversarie, alla Roma rimangono il secondo posto da difendere e i 50 min che l'accesso diretto alla Champions garantisce. Ma per mesi hanno respirato malinconia, fra scontri interni, esternazioni pericolose ( «vinceremo lo scudetto!» ), silenzi ( il caso "gogna" sotto la curva), infortuni coperti e la solita domanda senza risposta: il presidente dov' è? Servirebbe l'intera produzione di Achille Campanile per riuscire a far sorridere Trigoria ( ieri rifinitura aperta a 500 tifosi). Oppure un derby perfetto o più che perfetto (quellovintosu autogol di Negro... ): «Ma la favorita è la Lazio», ammette Garcia. Torna Maicon in panchina. Se il patrimonio di una squadra è soprattutto ciò che ha speso in campo durante l'anno, come è cresciuta nel darsi, la Lazio sta meglio della Roma. Ma all'andata la Lazio si è fermata, impaurita da se stessa, e Totti l'ha trafitta. Misteri da derby, anomalia perenne.