IL TEMPO (E. MENGHI) - Si potrebbe disegnare il più classico dei 4-3-3 con gli eroi a sorpresa dei derby. Da Cassetti a Iturbe, da Yanga-Mbiwa a Baptista, passando per Simplicio, Mancini, Piacentini e Giovannelli: sono tante le storie tutte romaniste di protagonisti inattesi a cui il destino ha regalato un giorno di gloria.
Perché non sempre arriva il cucchiaio di Totti. Ogni tanto capita di doversi aggrappare a chi non ha il gol nel sangue, o magari ce l’ha ma non ha saputo dimostrarlo in una stagione intera e alla fine trova un guizzo da campione. Sono i casi, i più recenti, di Mapou e Manuel: un difensore preso per fare il quarto centrale dopo Manolas, lo sfortunato Castan e Astori, e un attaccante che in campionato non segnava da 7 mesi e mezzo. Ma se da un giocatore votato all’attacco come Iturbe, o da un Amantino o uno Julio Baptista che sia, ci si può aspettare che un gol prima o poi ci scappi, fa sempre un certo effetto vedere una curva esplodere quando il Balzaretti di turno gonfia la rete.
Il primogenito dei difensori diventati idoli dei tifosi è Cassetti, con l’1-0 decisivo nel derby del 6 dicembre 2009: minuto 77, maglia 77, come se fosse già tutto scritto. In carriera ha realizzato 22 gol in 448 presenze e con la maglia giallorossa aveva trovato gloria anche in Champions League, nel 2-2 con lo Sporting Lisbona nel 2007. Ma nessuno si aspettava di vederlo sbucare in area sul cross di Vucinic, perché al massimo le parti potevano essere invertite. Invece no, quel giorno il destino aveva deciso così e Cassetti si trovava nel posto giusto, vicino al dischetto, nel momento giusto.
Un altro terzino-goleador della storia dei derby è Balzaretti, che conserva il dolce ricordo dell’1-0 (poi 2-0 di Ljajic) nel post 26 maggio. Serviva vincere per togliere un po’ di nero dalla macchia della Coppa Italia persa in finale. Ci ha pensato lui, al 63’, a rompere la tensione con urlo di gioia e tante lacrime. Cross di Totti dal fondo, Gervinho salta a vuoto, Benatia non ci arriva ed ecco spuntare Federico, che con un sinistro al volo fa felice i romanisti e si prende un pezzo del loro cuore.
Non ha pianto, ma si è lasciato andare in un grido liberatorio Yanga-Mbiwa, ultimo nato nella famiglia degli eroi dei derby. Quasi non ci credeva che il suo colpo di testa fosse finito alle spalle di Marchetti, perché in vita sua aveva segnato solo altre 4 volte, due in Ligue 1 e due in Ligue 2. Una rarità, insomma. E invece questo Lazio-Roma l’ha deciso lui, senza riconoscerne quasi l’importanza per la gente, che già l’ha reso protagonista di canzoni rivisitate («Oh Yanga-Mbiwa che Dio ti benediwa, a sti laziali gli hai cambiato tu la vita, oh Yanga-Mbiwa» sulle note dei Cugini di Campagna) e giochi di parole per sfottere i biancocelesti («11 anni mBiwa»). Esempi di una gloria destinata a durare in eterno, perché questo succede a chi lascia il segno nelle stracittadine.
Mapou è il primo centrale della storia e per disegnare l’immaginaria linea a quattro di difesa «eroica» si potrebbe prendere in prestito Paolo Negro dai ricordi (sgraditi) della Lazio. C’è stato anche un centrocampista poco propenso al gol che i romanisti ricorderanno per un derby d’annata: Paolo Giovannelli firmò il 2-1 sotto la Sud a 5’ dal gong. Era il 2 marzo del 1980 e fu la sua unica rete in maglia giallorossa. Tra il ’77 e l’’83 mise insieme solo 40 presenze in campionato, figurarsi se qualcuno si aspettava che dalle retrovie uscisse fuori un eroe. Storia simile quella di Giovanni Piacentini (24 ottobre 1993): unico gol in un derby pareggiato. Yanga-Mbiwa l’ha fatto vincere alla Roma e chi se lo scorda più?