IL MESSAGGERO (U. TRANI) - L’applauso più lungo e più affettuoso dell’Olimpico è per lui, quando Gasperini dopo 70 minuti lo sostituisce con Tino Costa. Bertolacci, romanista di Spinaceto, ha lasciato il segno anche con una prestazione senza acuti, meno convincente di altre. Ma la gente ne apprezza il talento e la personalità. Pregi che lo hanno portato in Nazionale, dove Conte gli ha già dato spazio da titolare (il 18 novembre a Genova, amichevole contro l’Albania, e il 28 marzo a Sofia, gara delle qualificazioni europee contro la Bulgaria).
A vederlo così maturo nel Genoa (4 gol in questa stagione), non si capisce come mai possa vestire la maglia azzurra e non quella giallorossa. È in comproprietà tra il Genoa e la Roma, ma rischia di non rientrare nemmeno alla fine di questo torneo a Trigoria. Lì si è formato con l’altro azzurro Florenzi. Meriterebbero di giocare ancora insieme. Ma il primo a essere poco convinto di tornare nella capitale è proprio Andrea. Qui i giovani italiani non hanno spazio. A fatica il suo amico Alessandro, convincendo Garcia con la corsa e la disponibilità, è riuscito a trovarne. Con continuità, però, solo in questa stagione: nella precedente, le frequenti esclusioni gli sono costate la partecipazione al mondiale. Bertolacci preferisce giocare. Per restare in nazionale e diventare grande. Non ha la certezza di rimanere al Genoa. Lo chiama, non a caso, Montella alla Fiorentina. Per fare il titolare. Qui non avrebbe nemmeno la garanzia di essere la prima scelta al momento di entrare in corsa. Di sicuro Andrea è più avanti di Paredes e Uçan. Che sono costati tanto e si vedono poco.