GASPORT (M. IARIA) - Sarà pure nella top ten delle industrie del Paese, con i suoi 13 miliardi di euro di giro d’affari tra professionisti, dilettanti e indotto, ma il calcio italiano resta un malato grave. Lo conferma il ReportCalcio 2015 della Figc, realizzato con Arel e PricewaterhouseCoopers e presentato a Coverciano. Debiti alle stelle, patrimonializzazione a singhiozzo. Tanto da far lanciare l’allarme a Emanuele Grasso, partner della società di revisione Pwc: «Abbiamo avuto casi eclatanti in questa stagione e non ne escludo altri. Gli imprenditori, a causa della crisi, non stanno iniettando risorse proprie per finanziare un movimento in difficoltà, che tende così sempre più a indebitarsi con le banche». I numeri dell’area professionistica sono eloquenti: la perdita aggregata d’esercizio si mantiene attorno ai 300 milioni da alcuni anni (317 nel 2013-14), i debiti lordi continuano a salire (+8% negli ultimi 12 mesi) arrivando a quota 3,7 miliardi, il patrimonio netto è davvero esiguo (273 milioni). Nella sola Serie A, le ricapitalizzazioni sono crollate dai 366 milioni del 2011-12 agli 82 del 2013- 14. E se nel massimo campionato i ricavi (2,3 miliardi comprese le plusvalenze) e i costi (2,4) si sono stabilizzati, i fondamentali della Lega Pro preoccupano: su 139 milioni di fatturato se ne registrano 57 di deficit.
ANTI-CRISI Il calcio è un fenomeno talmente complesso che merita diversi livelli di lettura. L’ex premier Enrico Letta allarga lo sguardo all’Italia intera: «Negli ultimi 5 anni, in cui la recessione ha travolto il Paese, il mondo del calcio ha tenuto, pur tra tante difficoltà. Adesso che si intravedono i primi segnali di ripresa economica bisogna lavorare tutti assieme per allargare la torta dei ricavi, anziché litigare su come spartirsela ». Certo, si dovrebbe pure comprimere il costo del lavoro, che si mantiene su livelli giganteschi (1,5 miliardi tra A, B e Lega Pro), ma è chiaro che la sfida globale si gioca soprattutto sul versante della crescita. Noi ci siamo un po’ arrestati. Il prossimo ciclo dei diritti tv promette un importante balzo in avanti ma sarebbe diabolico perseverare nell’errore di dipendere solo da quello.
MAGLIETTE «Abbiamo incredibili potenzialità, dovremmo sfruttarle meglio – osserva il direttore generale della Figc, Michele Uva –. Basti pensare che il mercato dove la Puma vende più magliette della Nazionale non è l’Italia ma gli Stati Uniti. Abbiamo la responsabilità di gestire un sistema di straordinaria grandezza, con 1.600 partite al giorno dirette da un arbitro. Lavoreremo su più fronti, dai giovani alle donne, per esaltare questo patrimonio ». E il presidente federale Carlo Tavecchio rilancia: «Sono certo che il calcio femminile crescerà quando si apparenterà col calcio professionistico maschile. Belloli? Il fatto accaduto è gravissimo, politicamente abbiamo già individuato la nostra decisione ».