LA REPUBBLICA (F. BIANCHI) - Accordo: dalla stagione 2017-18, ma forse anche prima, la serie A torna a 18 squadre, la B passa a 20. Dopo mesi di trattative complicate, ieri la riunione decisiva in Figc: Tavecchio e Uva hanno fatto opera di mediazione fra i rappresentanti della Lega di A (Beretta, Lotito e Brunelli) e di B (Abodi, Sebastiani e Gualtieri). «Siamo ai dettagli ormai», ci ha detto Abodi.
La riforma dei campionati è pronta. L’ultima volta della A a 18 era stato nella stagione 2003- 04, ora si tagliano due club con indubbi vantaggi: più spazio per gli stages azzurri, meno notturne d’inverno, meno stress per i calciatori, risparmio economico. Le (pay) tv sono d’accordo, anche perché il livello del gioco, si spera, dovrebbe migliorare. E la B dalle attuali 22 squadre, una follia decisa in occasione del caso Catania, passa a venti: trovato l’accordo sulla formula. Una promozione diretta in A, due eventuali tramite playoff (la seconda e la terza di B che spareggiano con la penultima e terzultima di A) e un robusto indennizzo, circa 100 milioni, per la Lega cadetta. Rivista in pratica la mutualità, così come era stata data una stretta alle iscrizioni ai campionati (Parma insegna).
Giovedì prossimo assemblea della Lega cadetta, il 26 consiglio federale. Il tempo stringe se si vuole andare a regime dalla stagione ‘17-18. «Possiamo fare anche prima, ma dobbiamo sbrigarci: il prossimo anno ci saranno ancora i ripescaggi, poi vedremo come fare nella stagione-cuscinetto. Per la Lega di serie B questo è davvero il superamento della fase acuta, sono soddisfatto perché nessuno ha cercato di strafare », spiega Abodi. Un ruolo importante lo ha avuto Claudio Lotito, sua la proposta che ha messo d’accordo A e B. Resta in sospeso la Lega Pro che vive una situazione ancora travagliata, con il suo presidente Mario Macalli squalificato per sei mesi. Ora i club sono 60: troppi? Basta guardare le penalizzazioni. Quella che Carlo Tavecchio aveva chiamato la «madre di tutte le riforme», ora dovrà passare al vaglio del consiglio federale: è ancora in vigore il diritto di veto (ci vuole il 75% dei consensi) ma in caso di resistenza da parte di Damiano Tommasi e Renzo Ulivieri il presidente Figc si è detto pronto a ricorrere al Coni. Solo un commissario ad acta infatti potrebbe abbassare il quorum. Ma forse non sarà necessario.