Se per vincere la Roma sceglie altre strade. La malinconia di Totti tra sorpasso e panchina

14/04/2015 alle 14:14.
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GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Una giornata in famiglia, il pranzo nel solito ristorante dove va da anni, 24 ore da marito e papà: ha trascorso così il lunedì di riposo dopo i 90’ passati mestamente in panchina a guardare i compagni pareggiare contro il Torino e perdere il secondo posto. Le telecamere lo hanno inquadrato mentre sorrideva, nello spogliatoio e all’inizio della partita, e poi via via il suo sguardo si faceva sempre più cupo. E non solo perché si stava scaldando convinto di entrare, prima che scegliesse Yanga-Mbiwa da piazzare in difesa per far avanzare , ma anche perché, non giocando, veniva a sapere il risultato della Lazio in tempo reale.

ASTINENZA Stava bene, , col problema al flessore sinistro ormai archiviato dopo quasi tre allenamenti coi compagni, aveva nelle gambe almeno un’ora — quella che di solito gli fa giocare — ed era pronto a dare il suo contributo. Invece il tecnico ha scelto Doumbia perché, parole sue, «avevamo bisogno di un attaccante puro». Sicuramente non lo è, anche se uno che in carriera ha segnato quasi 300 gol una certa confidenza con la porta ce l’ha. Sarà un caso (o forse no?) ma l’ultima rete di un attaccante (escluso il rigore di , schierato terzino, di domenica) porta la sua firma, a Verona il 22 febbraio. Non solo: in campionato, da Natale ad oggi, Francesco è il cannoniere del gruppo con 3 reti, mentre è fermo a 2. Difficile dire, anzi quasi impossibile, se con in campo la Roma avrebbe avuto più o meno possibilità di vittoria, ma certo è che le scelte di hanno lasciato perplesso più di qualcuno.

DUBBI E in una tifoseria che ieri si è svegliata sull’orlo di una crisi di nervi ha iniziato a farsi largo anche il dubbio che quanto visto a Torino possa diventare non più un’eccezione, ma la regola. In teoria sarebbe normale, visto che si avvia a festeggiare i 39 anni e il prossimo dovrebbe (condizionale d’obbligo) essere il suo ultimo anno di contratto. Ma in pratica il capitano, quando sta bene fisicamente, continua ad essere un punto di riferimento fondamentale per la Roma. Soprattutto perché i compagni, quando la palla scotta, si affidano a lui più che volentieri.

UN’ORA SOLA TI VORREI Anche ? I numeri dicono di sì, visto che ha giocato 30 partite con una media di circa 66’ a incontro, segno che il tecnico lo fa giocare, ma ne gestisce impegni e minuti. Come, evidentemente, ha pensato di fare domenica, quando piuttosto che farlo entrare a freddo ha preferito una soluzione diversa e, a posteriori, non incisiva. Tra cinque giorni all’Olimpico, contro l’Atalanta, con ogni probabilità sarà di nuovo titolare, un mese dopo l’ultima volta (Roma-Sampdoria del 16 marzo). Senza buona parte della spina dorsale della squadra — mancheranno sia , sia — e senza buona parte dei tifosi ( chiusa), toccherà di nuovo a lui prendere per mano la Roma, che scenderà in campo sapendo già il risultato di -Lazio. Se questo sarà o meno un vantaggio, e compagni potranno dirlo soltanto alle 17, così come si potrà dire soltanto tra qualche tempo se l’ipotesi, pur accarezzata informalmente da Pallotta nelle segrete stanze di Trigoria, diventerà realtà: rinnovargli il contratto ancora per un’altra stagione. E non (solo) per il marketing o la fama mondiale, ma perché può ancora essere molto utile. In campo. Per la scrivania, permettendo, c’è tempo.