IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Io sono concentrato solo sul Torino: non faccio, dunque, calcoli sulle nove partite che restano». Garcia, nella lunga volata per la Champions, si dedica a una tappa alla volta. Psicologo più che tecnico, tutela mentalmente il gruppo nel testa a testa con la Lazio per il secondo posto. Non nomina mai la rivale e allontana la pressione dalla Roma. Che si presenta all’Olimpico granata con l’obiettivo di allungare la breve serie positiva: 2 vittorie consecutive, come non era più accaduto da metà novembre, senza prendere reti e con il punteggio più striminzito (sempre 1 a 0). «I numeri, tra l’altro, confermano che fuori casa andiamo meglio». In campionato è proprio così: 4 degli ultimi 5 successi sono stati raccolti in trasferta contro il Genoa, l’Udinese, il Cagliari e il Cesena (su 15 totali, 7 volte lontano dall’Olimpico).
DISTANTE DAL CLUB – «Preferisco parlare di calcio, ma…». Garcia non segue il presidente Pallotta e va autonomamente a chiarire che cosa pensa di Tosel e del Palazzo dopo la nuova squalifica alla Curva Sud. «La giustizia sportiva italiana è fatta così: decide un uomo il giorno dopo. Da solo condanna e giudica tutti i fatti che avvengono nel week end. Tutti gli altri Paesi, invece, hanno almeno una commissione dove c’è un dibattito e da cui dopo un po’ di tempo escono decisioni discusse. Su questo punto la giustizia sportiva italiana deve migliorare. Perché così non mi sembra rispondere al concetto di giustizia». I tifosi, però, non criticano solo la proprietà. Da qualche settimana ce l’hanno pure con la squadra. Il francese non è preoccupato: «Sono capricci di innamorati. A volte c’è un po’ di dissenso. Il carattere, come lo voglio vedere io, così lo pretendono anche i nostri sostenitori. E quando si mostra, significa che c’è vita. E risposta. Tra giocatori e tifosi c’è amore, la cosa più importante. Poi si guardano da lontano e magari si fanno un sorriso».
MEGLIO SENZA COPPE – «Queste due vittorie, in due partite difficili, sono servite alla squadra che ora sa di essere sulla strada giusta. Se si dà il massimo, la ricompensa arriva per chi lavora e i miei non si sono mai fermati». Ma Garcia sa come è ripartita la Roma. Che, a quanto pare, ha sfruttato le dolorose eliminazioni dalla Coppa Italia e dall’Europa League. Ecco il vantaggio per il finale: «La differenza di questa settimana è che eravamo tutti disponibili per lavorare. In passato abbiamo giocato ogni tre giorni e quando non c’era partita c’erano le Nazionali. Fino alla conclusione della stagione ci sarà un solo turno e sarà più semplice preparare le gare che arrivano». Cambiando anche atteggiamento come è successo contro il Napoli: con più equilibrio, meno tiqui-taça e frequenti ripartenze. Ma la Roma non sarà mai una e basta: «Nell’ultima gara abbiamo usato meno il possesso palla. E’ un’arma in più, non l’unica. Ci adattiamo anche all’avversario per vincere le partite. A volte vedremo la squadra più schierata, altre capace di gestire il pallone. Conta, insomma, la performance, data dai giocatori e dalla strategia». Fa i complimenti a De Rossi senior e alla Primavera per il percorso nella Youth League, ma ammette: «La sconfitta con il Chelsea dimostra che loro e la prima squadra sono lontani dalle grandi d’Europa. Lavorando, però, vogliamo avvicinarci». Prima, però, c’è il Torino. Che non batte la Roma qui da più di 24 anni (27/10/1990).