LA REPUBBLICA (C. CITO) - «Adesso basta, abbiamo toccato il fondo». Prima che si inizi a scavare, il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi annuncia novità: «Dobbiamo forzare, attaccare il problema e le connivenze anche con metodi drastici, abbiamo fatto troppo poco finora, ora non possiamo più sbagliare». Varese e Cagliari, e prima Roma e Bergamo, le tappe di uno sprofondamento senza fine di un sistema in cui società e calciatori vivono sotto schiaffo perenne. L’Aic sta lavorando a una proposta: «Il calcio è l’unico mestiere - suggerisce Simone Perrotta, consigliere federale in quota Assocalciatori - in cui, se sbagli e perdi, devi rendere conto a un enorme gruppo di persone animate troppo spesso da istinti criminali. Dobbiamo interrompere questo circuito. Credo che un modo ci sia, ce ne stiamo occupando. Porteremo nel prossimo Consiglio federale la proposta di irrogare squalifiche ai calciatori che vanno sotto la curva e manifestano sottomissione nei confronti delle frange estreme del tifo ultrà. Non è una forma di punizione, ma di tutela nei confronti dei calciatori, che sono l’anello più debole della catena. È un modo per deresponsabilizzarli, per dire “non potete chiedercelo”. Se servirà, vedre-mo, ma ci sembra una buona base di partenza». Dal 2014 è comparsa nelle norme dell’Osservatorio la figura dello SLO (Supporter Liaison Officer), un delegato di ogni società ai rapporti con la tifoseria, nelle cui funzioni c’è anche la partecipazione alle riunioni preparatorie del Gos. È utile? «Sì, lo è, lo abbiamo chiesto noi - prosegue Perrotta -, anche se non può bastare. Nel calcio italiano l’intreccio di poteri e responsabilità è vecchio di decenni, ci stiamo accorgendo con colpevole ritardo della deriva del problema. Ma possiamo e dobbiamo salvare il malato, anche se è grave, gravissimo».
“Basta processi sotto le curve, squalifiche per chi li accetta”
19/04/2015 alle 15:42.