IL TEMPO (G. GIUBILO) - Neanche le strategie dell'alchimista Giampiero Ventura bastano a rallentare la marcia trionfale delle più bella realtà di questo girone di ritorno. Per un'ora all'Olimpico granata detta legge l'equilibrio, almeno quello numerico, è addirittura la Lazio a rischiare lo svantaggio. Ma un paio di cambi indovinati da Pioli, Mauri e Cataldi a respirare dopo avere spianato la Fiorentina, modificano la storia. Da quel momento è cominciato lo «one man show», Felipe Anderson al centro del palcoscenico, per far dimenticare in fretta gli errori di misura di Keita che avevano tenuto a galla il Torino. Il micidiale uno-due del talento brasiliano ha raccolto la meritata ovazione, ma soprattutto ha ricordato alla seconda della classifica, la Roma, che i cugini erano a una sola lunghezza di ritardo, rendendo complessa la ricerca del gol di fronte alla Sampdoria, scesa in campo due ore più tardi.
Totti a ispirare l'attacco, più vivo del solito, ma il primo tempo non aveva prodotto frutti concreti per colpa della sfortuna e soprattutto per le prodezze di Viviano, abile a chiudere gli ultimi varchi a Iturbe, Gervinho e Pjanic. Fine della paregggite, ma soltanto perché nella ripresa arriva la terza sconfitta stagionale, la prima in casa. Finale da tragedia, Keita si prende un ingenuo rosso, a Cesena mancherà anche Pjanic che era diffidato. Il contropiede doriano è esiziale, Garcia alla canna del gas ci prova con Doumbia, che può soltanto assistere al raddoppio dei liguri, alla fine vittoriosi con merito.