IL TEMPO (E. MENGHI) - Padre e figlio hanno lo stesso sangue, ma non è detto che abbiano anche lo stesso futuro. Alberto e Daniele De Rossi fanno parte della famiglia Roma da quasi vent’anni e il primo, alla guida della Primavera giallorossa dal 2003-04 (ma già da tempo nel settore giovanile di Trigoria), ha scelto di continuare la sua carriera nella capitale per almeno altri 3 anni: ieri è arrivato l’annuncio della firma fino al 2018. Per il centrocampista è tutto ancora da scrivere, il ricco contratto che fa tanto discutere scadrà nel 2017, un anno prima di quello del padre allenatore. I loro destini potrebbero dividersi prima, se qualche sirena di mercato dovesse convincere club e mediano, ma questa è un’altra storia. Quella da raccontare dopo il rinnovo di Alberto è lunga e arricchita di successi, traducibili in trofei, ma anche e soprattutto in talenti lanciati nel mondo del professionismo. Nella sua prima Primavera c’erano Daniele Corvia, Gianluca Curci, Alessio Cerci, Daniele Galloppa, Leandro Greco, Aleandro Rosi, oltre a parte del gruppo dei classe ’84 con cui aveva vinto lo scudetto Giovanissimi Nazionali nel 1999. Il più forte di quella nidiata lì, però, era stato mandato a giocare in prestito alla Triestina: era Alberto Aquilani.
La prima Roma di De Rossi vinse il girone D, ma uscì ai quarti di finale contro l’Inter di Daniele Bernazzani, quella di Andreolli e Meggiorini per citare due volti noti della A. L’anno dopo andò decisamente meglio e, mentre la prima squadra cambiava 5 allenatori in un anno salvando la pelle alla penultima giornata, la Primavera giallorossa - con un Okaka in più - si aggiudicò uno scudetto che mancava da 15 lunghi anni, grazie a un’impresa in finale contro l’Atalanta. Fu il primo trofeo messo in bacheca da De Rossi. Seguono lo scudetto del 2011 (Varese battuto in finale), la Coppa Italia del 2012 nell’Olimpico prestato dai grandi e una Supercoppa Primavera (sempre nel 2012, contro l’Inter). Il Viareggio non l’ha mai vinto, ma quest’anno si corre per tre obiettivi e uno ha il sapore d’Europa. La Roma baby è in testa al girone C con 46 punti, come il Bari e 2 in più della Lazio che sfiderà anche nella doppia finale di Coppa Italia, e soprattutto è arrivata a tagliare il prestigioso traguardo della semifinale di Youth League, battendo martedì scorso a Latina il Manchester City di Vieira.
Il 10 aprile ha appuntamento col Chelsea a Nyon, nel mirino c’è la finalissima del 13, sempre in Svizzera. Un sogno che sta prendendo forma per la Cenerentola della manifestazione, così poco abituata a confrontarsi con il palcoscenico internazionale, così brava a dimostrare una crescita tattica e mentale nel momento in cui serviva di più. È la Primavera di Verde, salito in prima squadra e trattenuto gelosamente da Garcia, che invece presta volentieri a De Rossi il più caro Sanabria. Pellegrini, Calabresi e Marchegiani sono saltuari frequentatoti della panchina dei grandi e c’è un Di Livio Jr che non è niente male. Il vivaio giallorosso è florido e viaggia nel segno della continuità.