Obiettivo Garcia. Evitare un record: «Tutte le serie hanno una fine...»

16/03/2015 alle 09:05.
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GASPORT (D. STOPPINI) - No, questo record no. Non ci tiene davvero nessuno, Rudi Gar­cia per primo, che non a ca­so ha sussurrato: «Tutte le strisce, positive e negative, hanno una fine. Per noi giocare davanti alla deve essere un vantag­gio, una motivazione in più, non certo un’inibizio­ne». È che questa serie im­ barazza la Roma: 6 partite di campionato senza vitto­ ria all’Olimpico. I tre punti mancano dal 30 novembre. A un passo dal baratro: un’altra «non­vittoria» vor­ rebbe dire eguagliare il pri­ mato negativo del 1992­ 1993. Altra epoca: la Serie A era a 18 squadre, la vitto­ ria valeva ancora 2 punti. Dunque, era un passo falso ma poi mica tanto. I pareg­gi di oggi, invece, hanno fatto scendere la Roma dal treno scudetto e hanno piazzato la truppa di Gar­cia su quello successivo, in corsa giusto per il secondo posto in classifica.

DA SINISA A SINISA - Ora c’è la Sampdoria, chissà se i conti cominceranno final­ mente a tornare. C’è la squadra di Sinisa Mihajlo­vic: oggi avversario, una volta protagonista con la maglia giallorossa, proprio in quel 1992 ­93. L’allenato­re era Boskov: la Roma vin­se l’ultima gara il 28 febbraio (2­1 alla ), poi mise insieme sei pareggi e una sconfitta fino a fine campionato. Corsi e ricorsi: era l’anno dell’esordio in campionato di , che stasera partirà dalla panchina dopo aver smaltito l’affaticamento al flessore che gli ha fatto sal­ tare la sfida di Firenze. Ven­tidue anni dopo, riecco l’incu­bo Olimpico. Le parole di Gar­cia non sono casuali. Perché è un fatto che le poche presta­ zioni positive del 2015 della Roma siano arrivate fuori ca­sa. È un fatto pure che gli unici minuti buoni di un match al­ l’Olimpico, in tempi recenti, sono stati quelli finali contro la , nel momento in cui la squadra si era liberata del peso di un risultato quasi com­e promesso, giocandosi il tutto per tutto con la testa libera.

QUEI SINTOMI - Battere la Sam­pdoria, in fondo, vorrebbe dire quasi chiudere un cerchio. Al­l’andata una Roma ancora tra­ mortita dalle sette reti subite (in casa!) dal Bayern Monaco, trovò il modo di addormentar­ si un po’ più morbida sul cusci­no con uno 0­-0 carico pure di qualche rimpianto. Pareva un sollievo, quel pareggio, il pri­ mo in assoluto del campiona­ to. A rileggerlo oggi, forse era­ no solo i primi sintomi della pareggite, la malattia che ha colpito la Roma più avanti. So­ lo che a Firenze qualche se­gnale di guarigione s’è intravi­sto. Di sicuro l’1­-1 è servito a favorire un approccio positivo alla gara di stasera, che vale un’occasione d’oro considera­ta la sconfitta del a Ve­ rona. E allora i tre punti servo­ no più del solito. Servono per la classifica. E pure per non mettere il cappello su un pri­mato di cui certamente nessu­no, a casa Roma, andrebbe fie­ro.