Keita: «Non fischiateci»

19/03/2015 alle 08:31.
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IL TEMPO (A. SERAFINI) - Un’ultima occasione o quasi. Si legge negli occhi di , troppa esperienza e stagioni sulle spalle per non capire quanto sia delicato il momento giallorosso. Il maliano prende posto accanto a alla vigilia della sfida di Europa League con la salutando tutti con il sorriso, in cui però non si nascondono le problematiche di una squadra sfiancata dalla mancanza di risultati. «Certo che questo è il momento più difficile, ma il calcio è fatto così, di alti e bassi - ammette il centrocampista - la differenza però sta proprio nel sapersi rialzare in gare come queste, perché i campioni si vedono nei momenti di difficoltà, lavorando per cambiare le cose e nel nostro caso conquistandoci il passaggio del turno ai quarti di finale». Il tecnico lo guarda spesso annuendo durante le risposte, quasi a confermare che la leadership del gruppo sia affidata soprattutto a lui, uno dei pochi in cui la Roma è riuscita ad aggrapparsi nelle ultime settimane. Sarà per questo che l’Olimpico gli ha riservato soltanto applausi anche dopo l'evitabile espulsione per proteste arrivata lunedì scorso con la Sampdoria, episodio che il ragazzo per primo non si è perdonato.

Le scuse pubbliche sono arrivate su il giorno successivo, tanto che anche in conferenza torna proprio sull'importanza dell'atmosfera che stasera si aspettano di ricevere: «Io non sono la Roma, domani potrei non essere più qui o decidere di smettere con il calcio. L'unica cosa certa è che il club e tifosi rimarranno e in questo momento il sostegno è fondamentale soprattutto quando giochiamo all’Olimpico, perché quando vinciamo, vincono soprattutto i tifosi. Quindi chiedo loro di non lasciarci e di sostenerci, domani vinceremo ma senza il loro aiuto sarà molto più dura. È difficile giocare bene quando si è fischiati, succede anche ai campioni». Negli ultimi tempi si è intrattenuto spesso in colloqui privati proprio con , cercando di capire e analizzare le soluzioni per uscire dal un momento di involuzione senza precedenti. La decisione di affidargli la fascia da capitano (il primo nella gerarchica dopo e ) ha caricato il giocatore di una responsabilità ulteriore, ma accettata senza battere ciglio.

La pressione della piazza non è certo un problema per il centrocampista: «Se mi parlate di pressioni in ogni esperienza passata ho notato due fattori determinanti: i tifosi e la stampa. I primi non possono vincere concretamente le partite sul campo, ma possono aiutarci a vincere, mentre i giudizi della stampa sono meno importanti, cambiano a seconda dei risultati. Quando torneremo al successo vedrete che le opinioni cambieranno e i giudizi torneranno positivi». Probabile, anche perché ora non si potrà più sbagliare.