IL TEMPO (A. SERAFINI) - Di confronti con il gruppo ormai si è perso il conto, tanto che il contenuto dei discorsi ormai da qualche mese a questa parte è sempre lo stesso. Questa volta però Rudi Garcia ha preferito alzare il tono della voce, rimanendo sulla stessa linea adottata nel post partita di Verona. La delusione per l’ennesimo pareggio arrivato dopo l’ennesima prestazione imbarazzante è stata ribadita dopo l’allenamento all’interno dello spogliatoio, dove il tecnico ha riunito il gruppo al completo compresa una buona parte dello staff tecnico.
Il termine «inquietante» riferito allo 0-0 striminzito portato a casa con il Chievo è stato riproposto nella mezz’oretta di discorso andata in scena a Trigoria, in cui Garcia ha tenuto banco sottolineando a voce alta e con atteggiamento più duro del solito, un aspetto in particolare: «Perché durante la settimana proviamo delle cose e la domenica non ne vedo neanche una? Perché non mi seguite?».
Una domanda chiara seguita da un silenzio generale, che ha preceduto poi l’invito nel non perdere concentrazione e prestare ulteriore attenzione nel lavoro settimanale in allenamento. Un discorso più che un confronto quindi, in cui i temi di base non sono cambiati, anche se mai come questa volta avranno bisogno di essere risolti in fretta. La richiesta di Garcia alla squadra non avrà infatti una lunga scadenza, tanto che già giovedì a Firenze in Europa League, il francese ha spiegato (nessun escluso) di voler vedere una risposta concreta. Almeno nell’atteggiamento. L’avvertimento di non essere più disposto a coprire pubblicamente la squadra è stato avvertito come l’inizio di una linea dura che, per qualcuno all’interno di Trigoria, si sarebbe dovuta adottare molto prima. Lo spogliatoio ha ascoltato in silenzio, senza controbattere di fronte ad una situazione che non ammette alibi o giustificazioni. Terminato il tutto Garcia è stato chiamato ai piani alti della dirigenza dove lo aspettavano il ds Sabatini e il dg Baldissoni a completamento di una giornata, che a tutti gli effetti dovrà fungere come un punto di ripartenza. Nel bene o nel male.
Svanito il sogno scudetto dopo l’allungo serale della Juventus volata a +11 e con la preoccupazione di vedere stancamente avvicinarsi le pretendenti al secondo posto (anche la Lazio come il Napoli è -4), Garcia è stato costretto nuovamente a tirare la corda in mattinata, a margine della premiazione della Panchina d’Oro, che lo ha visto piazzarsi in terza posizione dopo Conte e Montella. «Sono deluso come ho detto domenica ma non arrabbiato - ha confermato scuro in volto - sicuramente non ho perso voglia e determinazione». Le linee guida inevitabilmente sono cambiate, così come gli unici obiettivi rimasti: «Quello principale sarà arrivare secondi per poterci qualificare in Champions, poi non per questo trascureremo anche l’impegno in Europa League». Non è un caso forse che l’unico sorriso venga strappato di fronte alla domanda sulla sua possibile permanenza nella Capitale anche nel prossimo anno, a prescindere dai risultati che caratterizzeranno quest’ultimo stralcio di stagione: «Voi parlate di quello che volete però io sto a Roma e sto bene qui. Voglio entrare nel nuovo stadio. A meno che non si faccia l’anno prossimo il nuovo stadio dovrete sopportarmi un altro po’».