IL TEMPO (A. AUSTINI) - Dalla Roma «inquietante» di Verona a quella «interessante» di Firenze. Nel giro di quattro giorni Garcia cambia aggettivo alla sua squadra e respira un po'. «Il calcio è così - spiega Rudi - a volte vogliamo e non facciamo, stavolta abbiamo fatto. Finalmente la vera Roma? La stessa che abbiamo visto a Verona con l'Hellas per un tempo, a Rotterdam tutta la partita e negli ultimi minuti con la Juve giocati in dieci uomini. La gara con il Chievo è stata sbagliata e i ragazzi lo sanno».
La sfuriata del Bentegodi e il confronto di Trigoria ha portato almeno un po' di voglia, non ancora la vittoria. Al Franchi un pareggio molto più dolce dei precedenti viene accolto col sorriso anche dai dirigenti, ma sembra solo un passo verso la completa guarigione di una squadra capace di complicarsi sempre la vita. E, al tempo stesso, di rimediare quando sembra spacciata. «Mi è piaciuta la risposta dei miei giocatori dopo i due cambi obbligati del primo tempo che mi hanno costretto ad aspettare la fine - prosegue Garcia - per la terza sostituzione. Hanno lottato contro la sfortuna e tirato fuori una prestazione interessante: ci hanno messo carattere, personalità, voglia e verticalizzazioni. Abbiamo segnato una rete importante ma non sono soddisfatto al 100% del risultato. È solo l'intervallo della sfida, ci sarà una seconda gara da vincere all'Olimpico giovedì. C'era lo spazio per farlo anche a Firenze: dobbiamo migliorare su questo aspetto, quando ti capitano le occasioni devi fare gol». Vero Ljajic?
Totti è rimasto a casa, la squadra è cresciuta dopo il cambio di De Rossi. Da Firenze altro materiale utile per chi invoca la «deromanizzazione» dei giallorossi. Garcia ancora no: «Daniele - spiega - non era da solo in quei primi venti minuti in cui portavamo troppo la palla e la perdevamo in una zona con alta densità di loro centrocampisti, favorendo il loro contropiede. Dopo sarebbe stato meglio rimanere con Daniele in campo, ma non poteva continuare e Pjanic è entrato bene e abbiamo mostrato un altro volto: meritavamo di vincere per i 70 minuti finali, peccato non aver potuto sfruttare per più minuti la freschezza di Gervinho nell'ultima parte». Nainggolan sembra accusare qualche compagno quando sottolinea che «se giochiamo in undici siamo la vera Roma», Garcia getta acqua sul fuoco: «Radja intendeva che tutti devono esprimersi al proprio livello». In nottata sarà lo stesso belga a chiarire il suo pensiero su Twitter.
Era Europa League, ma la polemica arbitrale tutta italiana non manca a fine match. Garcia rivendica due espulsioni (di Neto sul rigore e di Badelj per fallo su Torosidis), Montella se la prende con il direttore di gara spagnolo che a suo dire ha assegnato un rigore ingiusto alla Roma e convalidato una rete da annullare per una presunta spinta di Keita: «Una partita un po' condizionata dagli episodi - accusa il tecnico viola - c'è sempre amarezza a subire un gol in casa, poi stavolta è stato "dubbio", al limite: meglio tenerci i nostri arbitri italiani». Quando gioca in campionato non la pensa sempre così.