IL MESSAGGERO (P. LIGUORI) - La Roma è sola, mai come ora. Giovedì, per metà partita, è rimasta perfino senza Curva. E non ricordo precedenti, neppure quando siamo stati ad un passo dalla retrocessione e non parlo di secoli fa: ricordo benissimo quello spogliatoio di Bergamo con Conti, Rosella Sensi, Pradè e Tempestilli. Poi, arrivò Spalletti, che si trovò da solo in prima fila a fare il capro espiatorio, proprio come Garcia adesso. C'era il Capitano la maglia e la squadra, come adesso, ma non mancava l'AS, la società. E non ricordo una contestazione tanto forte, ad un solo punto dalla B. Vuol dire che la delusione è tanta, bestiale. E che, tra allora e adesso, c'è ancora il veleno di quella finale di Coppa Italia persa all'Olimpico. Condivido gli stessi sentimenti, compresa la convinzione che Rudi Garcia non abbia colpe particolari, anche se contro di lui è stata montata una campagna mediatica come quella di Zeman. Perdonate il paragone, ma stavolta i tifosi non ci cascano. Eppure la sua analisi è concreta e giusta: a questo punto, il secondo posto va difeso a tutti i costi. Siamo ancora là, un punto avanti e un calendario di scontri diretti intrecciati con Lazio e Napoli. Possiamo farcela, se giochiamo stasera per vincere a Cesena con lo stesso spirito di quel pareggio di Bergamo. Abbiamo bisogno di questi tre punti, dobbiamo sfruttare la pausa e poi aspettare il Napoli. La società, prima o poi, dovrà farsi riconoscere, noi non possiamo lasciare sola la nostra Roma.