GASPORT (C. ZUCCHELLI) - La falange greca della Roma è chiusa e compatta, pronta a far scudo per attaccare l’avversario a tinte bianconere. Non potrebbe essere diversamente, considerando che Torosidis, Manolas e Holebas compongono tre quarti della difesa del loro Paese e, ultimamente, tre quarti della difesa romanista. Difendono sempre e attaccano spesso, soprattutto i terzini, ed è anche logico, considerando che la difesa, non solo calcistica, è nel Dna della Grecia. Lo è talmente tanto che la stampa di Atene ha persino riportato il sondaggio della Roma secondo cui i tifosi hanno premiato Torosidis come migliore contro il Feyenoord: non che fosse difficile, visti i due assist, che diventano tre si sommano a quello della gara d’andata, ma il greco di 30 anni con la faccia da grande vecchio è uno che raramente ruba l’occhio.
VASILIS - Gli allenatori lo adorano, quando non è frenato da noie muscolari (cosa che quest’anno è successa già un paio di volte) il suo spazio riesce a ritagliarselo. Ha giocato 16 partite, appena 3 in meno di Maicon, e la squadra si fida a occhi chiusi. Spesso viene preso in giro perché dopo pochi mesi è stato già superato da Manolas nella comprensione dell’italiano, ma è uno di quelli che fa gruppo, mai una parola fuori posto, un atteggiamento sbagliato, in partita e in allenamento. E la sua affidabilità, pur senza rendimento da primo della classe, è per la Roma una garanzia enorme, tanto che il suo contratto è stato rinnovato fino al 2017.
JOSÈ - Non potrebbe essere più diverso da lui Holebas. Tanto Torosidis è l’uomo comune, tanto il terzino sinistro è eccentrico, pieno di tatuaggi, abituato a vivere fuori dagli schemi. C’è solo una persona in grado di farlo intenerire ed è la figlia di 11 anni, che è entrata in campo con lui la sera di Roma-Feyenoord. Solitamente schivo, Holebas ha postato la foto sui social network scrivendo: «Mia figlia, il mio piccolo amore». Arrivato tra lo scetticismo generale nelle ultime ore di mercato, si è conquistato il posto a discapito di Cole e a Rotterdam ha dato cenni di ripresa. Non era abituato a giocare così tanto, questo greco che parla meglio il tedesco e l’inglese della sua lingua madre: 29 presenze la scorsa stagione, già 22 in questa. È l’uomo di coppa (8 presenze su 10 tra Champions, Europa League e Coppa Italia), in campionato viene da due assenze: col Parma non c’era per squalifica, col Verona è andato in panchina, domani affronterà la Juve dopo i 90’ della gara d’andata.
KOSTAS - Si è dovuto fermare a 88’ invece Manolas, espulso a Torino per una discussione con Morata. Dei tre greci era l’unico che, all’inizio, sapeva di avere il posto da titolare ed è quello che ha giocato di più: 28 presenze, in campionato ha saltato 5 partite di cui 3 per squalifica, in Europa ha sempre giocato, in Coppa Italia ha saltato soltanto la sfida con l’Empoli. Il rendimento ad inizio stagione era molto elevato, nelle ultime settimane è calato come è calata tutta la squadra, la Roma ha piena fiducia in lui, ma deve avere più sicurezza e, soprattutto, essere meno nervoso. Due cartellini rossi diretti in 6 mesi, dopo che nelle precedenti 6 stagioni da professionista ne aveva preso soltanto uno, sono troppi. E Garcia, che con Castan lo considera il futuro (a lungo termine) della difesa, glielo ha fatto notare.