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«Dovete monitorare». Quella relazione della Covisoc rimasta nel cassetto

20/03/2015 alle 10:30.
carlo-tavecchio

GASPORT (A. CATAPANO) - «Si richiede un attento monitoraggio ». La formula, sufficiente ad aprire gli occhi sui conti del Parma, compare in tutti e tre i report informativi che gli ispettori della Covisoc hanno confezionato nel 2014, dopo le loro ispezioni a Collecchio: 17 aprile, 25 settembre, 18 dicembre. In primavera i controllori della Figc registravano una «tensione finanziaria », che in autunno diventava «sofferenza» e a Natale un «quadro desolante». Un crescendo inquietante che rivelava, già allora, come il buco del club emiliano col passare dei mesi fosse diventato voragine, e come tutto questo fosse accaduto sotto gli occhi degli ispettori della Covisoc, che infatti ne avevano dato ampiamente conto nelle proprie relazioni.

INCREDIBILE E allora, come diavolo è stato possibile che nessuno in Federcalcio sia intervenuto in tempo, magari non per salvare il Parma, ma almeno per risparmiargli il fugace e sospetto passaggio dei Taçi boys e la farsa grottesca di Manenti e compari? Il guaio è che di quelle relazioni la Covisoc, come prevedono le norme, ha trasferito al Procuratore federale Palazzi solo le segnalazioni nude e crude delle infrazioni contabili (stipendi e contributi non pagati), che avevano provocato allora l’esclusione dall’Europa League, oggi i tre punti di penalizzazione in campionato (con i soliti tempi biblici della nostra giustizia sportiva). Le altre informazioni, inserite in quelle che tecnicamente la commissione di vigilanza chiama «note a margine», stando a quanto risulta in ambienti federali sono rimaste nei cassetti o, se preferite, sono diventate materiale d’archivio. Senza mai varcare gli uffici della Covisoc. Come analoghi report su almeno altre cinque società in grave difficoltà. Pazzesco, vero? Dicono che così preveda la norma (o la consuetudine?). Questo darebbe ragione al presidente Tavecchio, che fa sapere di non aver mai ricevuto sul suo tavolo la relazione sull’ispezione del 18 dicembre, quella più critica, che raccontava di un club praticamente già fallito. Tavecchio ha già spiegato che l’unica relazione Covisoc sul dissesto del Parma finita nel suo ufficio è quella da lui esplicitamente richiesta a inizio febbraio, quando la puzza di bruciato era arrivata anche a Roma, nella sede Figc di via Allegri. E del resto negli stessi ambienti si fa notare pure come il Comune, i creditori e perfino gli stessi giocatori oggi assurti a sindacalisti, abbiano aspettato tanto, tantissimo prima di denunciare le inadempienze a vario titolo del club. Illusi, forse, dai continui passaggi proprietari. Non è un caso, infatti, che il fallimento decretato ieri sia nato da un’istanza dei procuratori.

COSA FATE? Ora, pur ammettendo che Tavecchio non sapeva e che da quando ne ha avuto coscienza si è mosso più dei suoi predecessori (dal tetto alle rose ai nuovi criteri di iscrizione), resta un interrogativo inquietante: come diavolo è organizzata la Figc? Nella migliore delle ipotesi, sembra che a via Allegri la mano sinistra non sappia cosa faccia la destra. E anche un bambino ne deduce che questo non è il sistema migliore per governare un movimento sommerso dai debiti.

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