IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Un film già visto. Telefonate registrate, reazioni indignate, levate di scudi, annunci di ribaltoni dietro l’angolo: alla fine però vince sempre lui. Quella che alla vigilia veniva giustamente dipinta come la prima resa dei conti, fa registrare – seppur di misura - un solo vincitore: Claudio Lotito. Sì, proprio il presidente biancoceleste, il consigliere federale che per il dg juventino Marotta «sta riportando il calcio al medioevo». L’invito del presidente dell’Aic Tommasi «di dissociarsi con i fatti», è caduto (parzialmente) nel vuoto. L’elezione di Claudio Arpaia del Vigor Lamezia, che fa parte della cordata Macalli- Lotito, a consigliere federale in quota Lega Pro, segna un punto a favore dell’uomo (a parole) attualmente più inviso del calcio italiano. Perché la spaccatura dei 27 che ieri a Firenze hanno abbandonato l’aula si è creata su una richiesta di sospensione dei lavori avanzata da queste società. Prima invece tutti uniti nell’approvare all’unanimità la ripartizione degli introiti derivanti dalla cessione dei diritti audiovisivi 2014-15. Lotito incassa il punto più importante: per far cambiare idea amolti degli attuali “ribelli” ci sarà tempo. Del resto era accaduta una cosa analoga la scorsa estate prima dell’elezione di Tavecchio: per quanti giorni si era parlato di «una spaccatura evidente nella Lega Pro» (Benevento), di «un candidato inadeguato » (Messina) o del Coni pronto ad intervenire? Il risultato è noto a tutti.
NUOVO ROUND Il primo assalto alla diligenza federale (sfiduciare Macalli avrebbe fatto traballare gli equilibri in Figc) e al suo cocchiere è dunque fallito. Anche la richiesta di una nuova assemblea da parte di tredici società in Lega Pro per discutere del rinnovo della governance, è una goccia nel mare. La fotografia della situazione, la regala il grande accusatore del “sistema-Lotito”, Pino Iodice, dg dell’Ischia: «Il problema è che la volontà di fare un passo indietro da parte di Macalli non c'è». E difatti la richiesta (depositata per la quarta volta) non è stata (per ora) nemmeno presa in considerazione, rimanendo ancora agli atti. Schivato il pericoloso stallo in Lega Pro, Lotito ora attende la chiamata della Procura Federale che ieri ha aperto due fascicoli che lo coinvolgono: il primo sullo sfogo contro gli arbitri (alla presenza del designatore di serie B Farina) nell'intervallo di Lazio-Genoa, l’altro sulla telefonata registrata da Iodice (che in giornata invierà a via Po le registrazioni telefoniche e le altre carte a supporto della sua denuncia di pressioni indebite da parte del presidente biancoceleste). Tutto si gioca sul deferimento e sull’eventuale inibizione che ne provocherebbe la decadenza da consigliere federale. Pena che potrebbe però essere schivata con un patteggiamento in multa.
MAROTTA ALL’ATTACCO Come del resto a Lotito è già accaduto per le dichiarazioni stonate del 26 settembre sul dg bianconero Marotta: «Con un occhio gioca biliardo, con l'altromette i punti». Il dirigente della Juventus, dopo essersi visto negare la deroga da parte del Consiglio Federale per violare la clausola compromissoria e intentare una querela, ora ci riprova. Nella sentenza, infatti, i legali della Juventus hanno rinvenuto un possibile vizio di forma che permetterebbe al dg di adire alle vie legali. Il condizionale, con Lotito in gioco, è quantomeno d’obbligo.