LA REPUBBLICA (A. TARQUINI) - «Non è nostra abitudine rilasciare commenti su voci, né voci di possibili disordini né voci d’altro tipo. Ma ci teniamo pronti a tutto». Alte fonti della polizia di Rotterdam si mostrano calme ma anche pienamente consapevoli di quanto può accadere. Sulle prime pagine dei siti dei principali quotidiani, da De Telegraaf a De Volkskrant alla tv pubblica Nos, l’allarme da Roma rimbalza alto e molto cliccato: “Un nucleo duro di tifosi romanisti vuole venire a Rotterdam, c’è da aspettarsi l’arrivo di diversi gruppi di radicali”. Discreti ma efficienti, gli agenti con auto e furgoni biancobluarancione o a piedi in uniforme anti sommossa si preparano a farsi più visibili. Dall’ipermoderna stazione centrale alla Markthal, il mercato a cupola di vetro, dagli shopping center nel cuore della città ai tanti musei, fino ai diecimila docks del porto più grande d’Europa, un po’ d’inquietudine sale, ben celata dalla flemmatica calma del popolo che tolse terra al mare, ma anche molto percepibile. Così la futuristica Rotterdam, una delle più multietniche città d’Europa, si prepara alla prova del fuoco di dopodomani. «Tra poche ore terremo una conferenza stampa, vi diremo di più», mi spiega un alto ufficiale dell’efficiente, dura polizia reale, che in tutto il piccolo Paese conta ben 63mila uomini affiancati dai 6800 gendarmi della Koninklijke Marechaussée, gli addestratissimi carabinieri reali. «Comunque rispetto alla partita di giovedì abbiamo già adottato appropriate misure», aggiunge laconico ma chiarissimo. Insomma, senza drammatizzare sono pronti a tutto. «Già da qualche settimana abbiamo cominciato a prepararci, via, è parte del lavoro», aggiunge l’ufficiale.
Ma dopo le tragiche ore di Roma, gli chiedo, avete rivisto i piani, o il livello d’allarme? «Insisto, abbiamo approntato misure appropriate e continuiamo a lavorarci, siamo preparati a qualsiasi cosa possa accadere. Naturalmente, abbiamo ben studiato quanto è accaduto a Roma, ma non è che abbiamo cambiato molto i piani. I nostri colleghi italiani avevano almeno 1400 uomini mobilitati, non posso dirle quanti ne mobiliteremo noi». Gedoogd, pazienza calma, è il motto del consenso nell’Olanda postbellica. Specie a Rotterdam che fu barbaramente rasa al suolo dalla Luftwaffe di Goering, fu un debutto da manuale di bombardamenti a tappeto contro i civili, Rotterdam che per fierezza gli olandesi ricostruirono ripensandola come città modernissima dopo la Liberazione, e che oggi è governata da un sindaco laburista musulmano, di origini marocchine e con doppia cittadinanza, Ahmed Aboutaleb. Dopo l’attacco selvaggio alla Barcaccia, è stato il primo a chiamare in Campidoglio esprimendo solidarietà e vergogna. In queste ore, è in contatto costante col premier democristiano Mark Rutte, e c’è chi giura che anche i reali, Willem Alexander e la bella Màxima, seguono le ore col fiato sospeso. Città civilissima, eppure anche qui il morbo delle tifoserie violente ha fatto breccia. Come da noi, come nel Regno Unito. Odio, razzismo con punti di contatto con ultrà e populisti, magari odio anche contro il ‘sindaco arabo’. Sfida troppo difficile da affrontare da soli, «politici e forze sociali devono aiutarci», afferma il presidente del Feyenoord, Eric Gudde, in un appello che è confessione d’impotenza. «L’atmosfera in città comunque è rilassata, calma. Certo, dopo Roma e in vista del match di giovedì media e cittadini ci tempestano di domande». Polizia, Marechaussée e leadership politica hanno scelto di restare nel vago. Massimo riserbo anche sulle tattiche d’intervento, soft o dure, contro violenze annunciate. Allerta ai confini, pur difficile nelle frontiere aperte di Schengen. Se verranno molti ultrà romanisti, dicono le autorità olandesi, ci aspettiamo che atterrino a Schiphol, l’enorme aeroporto di Amsterdam, e da là proseguiranno con gli intercity che passano ogni pochi minuti per Rotterdam. Fin da quando saliranno sui trenini gialli, sarà allarme rosso e tutto il peggio è ritenuto possibile.