GASPORT (A. PUGLIESE) - Su twitter da un paio di giorni gira anche l’hashtag #GarciaVattene. Potere di una città come Roma, che ha sempre vissuto le emozioni di pancia, sull’onta della pura quotidianità, senza troppi equilibri. Quell’hashtag è anche il termometro di un consenso, quello verso il tecnico, in netto calo rispetto ai giorni dorati della scorsa stagione. Anche se, a conti fatti, l’errore più grande per la Roma (a proposito, per Florenzi distorsione alla caviglia con lieve interessamento dei legamenti, out per Rotterdam e forse per la Juve) sarebbe mettere in discussione Garcia. Cosa che, infatti, a Trigoria non succede. Anche se qualche scelta di Rudi lascia perplessi pure all’interno del Fulvio Bernardini.
A TRIGORIA Garcia non è un uomo solo. Ma è un po’ più solo di prima. E lo dimostrano anche le dichiarazioni post-Verona, dove il tecnico ha incentrato la difesa della squadra e del risultato sulla mancanza di fortuna, mentre il d.s. Sabatini poco dopo glissava così: «Sfortuna? Parliamo di calcio, meglio». Sabatini e Garcia hanno due filosofie diverse, ma le hanno sempre miscelate bene. L’obiettivo è di farlo ancora, tanto è vero che Sabatini ha ribadito a più riprese come il tecnico francese non si tocchi. E lo stesso Garcia, domenica sera, ha confermato di voler restare ad un gruppo di ultrà che lo aspettavano a Trigoria. Uno scambio di opinioni sui mali della Roma e sulle responsabilità del momentaccio. Un confronto senza esasperazioni, un discorso veloce e diretto, come quello di ieri di Rudi alla squadra