CORSERA (A. BOCCI) - L’Europa per il nostro calcio malandato è un lungo brivido caldo, un tabù da sfatare, una montagna da scalare. Non vinciamo la Champions League dal 2010 grazie all’Inter di Mourinho e mai abbiamo alzato al cielo l’Europa League. Quando il Parma, che ora rischia il fallimento, l’ha conquistata nel 1999, si chiamava ancora Coppa Uefa. Ora ricominciamo da sei. La Juventus in Champions, altre cinque in Europa League. Unite per migliorare il ranking, sistemare i bilanci, salvare l’onore. Allegri punta su Morata, Mancini recupera Icardi, Montella sceglie Gomez e Benitez si affida al totem Higuain. Centravanti internazionali per evitare figure balorde. Ma non sarà facile. La fine dell’inverno di solito ci riserva un pieno di amarezze fuori dai nostri confini. E i segnali non sono incoraggianti. La Juve ha frenato, la Roma è in crisi, il Napoli si è sbriciolato a Palermo, mentre Fiorentina e Torino, quelle che stanno meglio, se la devono vedere con avversarie toste: il Tottenham e l’Athletic Bilbao.
Ma per tirarci su il morale guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Allegri ha finalizzato la preparazione alla doppia sfida con il Borussia Dortmund e più in generale al mese che deciderà la stagione bianconera: 7 partite in 26 giorni che metteranno in palio lo scudetto e il passaggio ai quarti della Champions, anche un pezzo di Coppa Italia. Max deve fare i conti con la crisi di Vidal e la flessione di Pirlo, però non ha infortunati e Morata, ancora a digiuno in Europa, ha segnato 3 reti nelle ultime 4 partite. L’Europa League è una specie di Coppa Italia. Per l’Inter, reduce da due vittorie consecutive, viene prima del campionato, la scorciatoia verso la Champions (playoff). Mancini ha riaggiustato la squadra che non sbaglia più l’approccio alla partita, ha trovato la giusta intensità, è diventata spietata sotto porta (7 gol tra Palermo e Atalanta). Guarin interno è la mossa vincente del Mancio, che a Glasgow ritrova il talento ignorante di Maurito Icardi dopo la gastroenterite. «Giocheremo nel giorno del mio compleanno e il regalo che voglio è la vittoria dell’Inter». Il Celtic non è più quello degli anni 60- 70, ma è primo nel campionato scozzese e non va sottovalutato. Se Allegri ha strigliato la Juve dopo il 2-2 di Cesena, Garcia ha Dembelè e Eriksen, incursori temibili. A White Hart Lane sarà durissima, però i viola stanno bene e hanno messo insieme otto risultati utili consecutivi tra campionato e coppa Italia (6 vittorie e due pareggi). Non ci sarà Diamanti, ma con Gomez nel tridente Vincenzino può schierare Salah. Il Toro, in serie positiva da 10 giornate, ha morale e serenità per l’impresa: eliminate i baschi del Bilbao, gli stessi che ad agosto hanno fatto fuori il Napoli dalla Champions, è possibile.