IL MESSAGGERO (P. LIGUORI) - In 10 giorni la Roma si gioca l'intera stagione. E servono tre vittorie per restare in corsa. E nelle attuali condizioni dei giallorossi sembra un'impresa proibitiva. Con l'aria che tira a Roma, morale basso e condizione atletica dubbia, c'è il rischio concreto di non difendere neppure il secondo posto. Vogliamo parlare delle cause? A Roma ci sono specialisti di disgrazie che le stanno elencando in lungo e in largo da giorni. Siamo campioni del mondo nell'esaltazione e nella depressione, siamo passionali ed emotivi, poco abituati a vincere e, di conseguenza, a perdere ordinatamente. Per la verità, la Roma non perde, casomai pareggia e qualche volta è peggio, per la psicologia e la matematica. Garcia, che era considerato un fenomeno, oggi lo descrivono come un povero allenatore di provincia, impaurito e confuso. Non sono d'accordo: dopo aver letto la sua biografia, ho deciso che abbiamo a che fare con un tipo tosto, vero. Ho capito anche, che pagherà per sempre quel violino suonato a Torino. È veleno sottile, che arriva anche a Roma, si infila perfino tra i più insospettabili giallorossi. Pazienza, è stato il primo, come fu per Zeman. Ci ha divertito e ci voleva. Ora bisogna trovare la formula miracolosa per correre in campo, il vero grande problema della Roma. Se cammina non può vincere. Ma da oggi, i romanisti facciano i tifosi, ci sarà tanto tempo per fare le analisi. E non potranno riguardare soltanto tecnico e squadra: Sabatini, con onestà, ha già cominciato, ma non è solo lui l'A.S Roma.