IL TEMPO (E. MENGHI) - Promesse al vento, delusione in aumento. La Roma si è mostrata tutt’altro che agguerrita ed è rimasta in difetto con i suoi tifosi, sempre più arrabbiati e rammaricati. La squadra denuncia una perdita di fiducia, mentre Garcia ritira in ballo la cabala, sottolineando che il gol di Kazim era in fuorigioco. La moviola gli dà ragione, ma di fronte all’ennesimo passo falso è obbligatorio andare oltre.
Tra preparazione fisica e testa Rudi sceglie la seconda come carenza a cui rimediare: «Sul fondo non ci sono problemi, può mancare il cambio di ritmo, ma penso che viene dalla testa e non dalle gambe. Quelle girano, lo dimostrano le occasioni create e non sfruttate nel finale. Non c’è niente di favorevole per noi, il loro gol è in fuorigioco e un 1-1 cambia le cose». A cambiare dovrà essere l’atteggiamento dei giallorossi giovedì prossimo: «Non possiamo andare a Rotterdam con l’idea di non prendere gol, dobbiamo giocare senza fare calcoli, per fare almeno un gol, vincere e qualificarci. Peccato che non è arrivato il raddoppio, la rete incassata ci dà meno possibilità ma non è finita».
La «storia di questo momento» continua, la Roma gioca un tempo solo, stavolta il primo, e lascia il secondo all’avversaria, non proprio una delle più temibili sulla carta. «Sull’1-0 - ha spiegato Garcia - gli attacchi rapidi sono stati un’arma importante per noi, ma il gol subìto ha cambiato un po’ le cose. È normale proteggere il risultato, ma non è un atteggiamento che ci porta a dare fastidio all’avversario. Più che il possesso palla serve un pressing importante, come nel primo tempo. Spero che questa serata ci serva da lezione: dobbiamo rischiare di più con la testa che con le gambe. Sappiamo che possiamo vincere con tutti, dobbiamo dimostrarlo».
Nainggolan, dopo Roma-Parma, aveva lanciato l’allarme con un «non ci riesce più nulla» che torna di moda dopo l’ennesimo pareggio casalingo. Garcia in parte lo giustifica: «Mi sembra esagerato, sarà stato deluso, i giocatori vogliono sempre fare meglio e questo mi aspetto da loro. Bisogna fare in modo di dare un po’ di più, ognuno di noi ogni giorno deve farlo. Non dobbiamo perdere fiducia, dobbiamo giocare con la nostra qualità».
Ma se anche i piedi buoni di Pjanic fanno fatica, qualcosa non quadra: «Miralem è calato fisicamente, è ovvio, ha avuto l’influenza. Forse l’esplosività non ce l’ha, come non può averla per il momento Doumbia: lavoreremo per far sì che sia lui il primo ad arrivare sulla palla. Serve che i giocatori forti ed esperti dimostrino che la fiducia c’è. Se i giocatori mi seguono non lo so, chiedetelo a loro. Io so che non mollo, in Europa abbiamo ancora una gara e domenica abbiamo il campionato: andiamo in trasferta a Verona per prendere i tre punti. Le gare arrivano tanto di fretta che non c’è il tempo per piangersi addosso. Guardiamo avanti, sono sicuro che ce la faremo». Ma per farsi un nome in Europa serve altro.