IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Prima o poi doveva accadere, è accaduto nell’inferno del de Kuip: Roma di nuovo a testa alta, e l’Europa è ancora nelle sue mani. Con tante cose belle da raccontare, oltre a quelle brutte extra campo. Ad esempio, tanto per tener fede alle parole pronunciate alla vigilia («Siamo qui per vincere e vinceremo»), Totti ha cominciato con il piede pigiato sull’acceleratore ricamando calcio e cercando prima con il suo marchio di fabbrica, il cucchiaio, e poi con una punizione velenosa di portare la sua Roma avanti.
IL SEGNALE DEL CAPITANO - La fortuna, però, non gli è stata amica: il suo delicato pallonetto è terminato fuori di un nulla e la botta da palla ferma ha terminato la sua corsa addosso al palo alla destra dell’immobile Vermeer. A seguire, per lui, un colpo di tacco da fantascienza per liberare (invano) Ljajic in piena area olandese. Ispirato? Molto ispirato, il capitano. Un segnale per se stesso e anche per i compagni. Avanti, niente paura. Pian piano, seguendo il proprio capitano, la Roma ha cambiato marcia e, cercando di stare molto alta, ha cominciato a tenere il Feyenoord stabilmente nella sua metà campo. E qui è venuta fuori la vena di Ljajic, il miglior cannoniere di Rudi Garcia, che sfruttando l’assist di Torosidis da destra, ha portato la Roma in vantaggio. Per Adem, otto reti in campionato, è stato il primo gol in campo europeo: la conferma che il ragazzo serbo sta maturando e che adesso, come era già accaduto in campionato a Cagliari, è in grado anche di indirizzare la partita verso la sponda giallorossa.
LA PROFEZIA - Il diamante grezzo, così l’aveva definito un anno fa Garcia, pian piano sta diventando un attaccante vero, uno che magari non ha la forza fisica del centravanti di sfondamento ma possiede una tecnica di qualità superiore. E proprio facendo leva su questa sua caratteristica, Adem è diventato un giocatore intoccabile (o quasi) per Rudi. Che l’ha aspettato, che gli ha dato fiducia a piccole dosi ma che, alla fine, si è ritrovato in casa un signor giocatore. Uno che, senza mai sorridere più di tanto, sta regalando parecchie emozioni alla gente romanista. Con la sensazione, abbastanza forte, che non abbia ancora espresso fino in fondo il suo potenziale. L’abilità dell’allenatore francese in questa stagione è stata quella di trovargli il posto giusto in campo: non troppo vicino a Totti, me neppure troppo lontano dal capitano. Bene così. Quinto marcatore giallorosso in Europa, Ljajic sa fare la seconda punta ma anche l’esterno: basta non lanciarlo in profondità ma dargli la palla tra i piedi. In questo caso, la giocata è assicurata. Come accaduto al de Kuip.