LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Sarri se ne va negli spogliatoi quando l’arbitro Di Bello fischia un rigore grigio a sei minuti dalla fine del secondo tempo supplementare, un fallo inesistente di Zielinski su Paredes, una decisione più nera che grigia dell’arbitro Di Bello, grigia o nera come la partita, come la Roma stessa, come la serata infame che la squadra di Garcia ha vissuto.
Il passaggino ai quarti è garantito. Al prezzo della bruttezza e della dignità. La leggerezza, la sonnolenza, la presunzione. Sono tre elementi che nessun allenatore può permettersi di tollerare, nascosti nelle gambe e nella testa dei suoi giocatori. Sono anche elementi che nessun calciatore dovrebbe portarsi dietro da casa, per scelta legittima eppure evidentemente non così scontata, sono atteggiamenti che non dovrebbero far parte della storia personale di un professionista: immaginare facile una partita, ipotizzare scioccamente di averla già chiusa al 5’ del primo tempo, perché tu sei la Roma e loro no, loro sono soltanto l’Empoli, e con sette titolari in panchina, mentre tu sei scesa in campo con la formazione titolare. La Roma ottiene la qualificazione percorrendo la via più impervia, uscendo viva dal tunnel degli orrori, superando facce demoniache, allegorie dei propri limiti, in preda al costante terrore del fallimento, con Skorupski che salva su Tavano negli ultimi secondi. Troverà Fiorentina o Atalanta ma prima di tutto, è quasi scontato, dovrà ritrovare se stessa, il senso alla sua vita di gruppo.
La partita s’era subito messa bene per i giallorossi. Un cross di Maicon, una spizzata di Barba. Tradita dal rimpallo, la difesa dell’Empoli si affida a Bianchetti, poco reattivo, perde il timing sul pallone e contestualmente si perde anche Iturbe. Siamo al 5’. Roma con una formazione che ricorda abbastanza quella titolare. C’è qualcosa, nell’approccio alla partita, che ricorda certe amichevoli estive dall’ambiguo agonismo. Varrà la pena dannarsi, sudare, concentrarsi? La Roma fa così e quasi si rovina. Appena entrato nel secondo tempo (per Saponara) Zielinski sfiora la traversa (12’) e lancia la sfida in totale autonomia: la sua rapidità per qualche minuto spaventa la difesa giallorossa. In teoria all’Empoli basterebbe un gol per cambiare e allungare tutto. Quando entra Verdi, Zielinski non è più solo. Lancio di Vecino, Verdi salta Astori che si scontra con Skorupski. Pareggio non annunciato, ma drammaticamente prevedibile. Supplementari di pura foga, la Roma gioca nel disagio più totale, si sente presa in giro, certo, ma da se stessa, all’Empoli sta bene anche arrivare ai rigori, ma senza rinunciare a lanciare qualche sasso sulla fragile vetrata giallorossa. L’Empoli è chiuso come il caveau di una banca. La Roma è ferma, poi ci pensa Di Bello, l’uomo in più.