Ljajic, da testa calda a esempio per tutti

06/01/2015 alle 10:34.
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GASPORT (C. ZUCCHELLI) - «Bisognerebbe prendere come esempio Adem e seguire la sua strada: per dimostrare di essere importante non ha avuto bisogno che qualcuno andasse via, spero che adesso lo facciano anche altri». Trigoria, 5 gennaio 2015. Così ha parlato ieri del giocatore serbo, capocannoniere stagionale della squadra in campionato con 6 reti e punto fermo – a sorpresa – della sua seconda Roma. Le parole di , che pure per ha sempre avuto un debole tanto da definirlo «un diamante grezzo, come era Hazard agli inizi», non sono casuali e, soprattutto, non sono retoriche.

MOMENTI DURI A marzo, dopo -Roma, quando sbagliò la copertura sul cross di Ghoulam che portò al gol di Callejon, non solo lo riprese pubblicamente, ma non lo fece giocare per un bel pezzo: dopo la sfida del San Paolo, infatti, in 6 partite andò in panchina 4 volte e giocò appena 25’. «Prima ero una testa calda, se non giocavo facevo casino e non mi allenavo al massimo», ha confessato il serbo alla Gazzetta la scorsa settimana. L’età lo sta aiutando, visto che a 23 anni non è più un ragazzino, ma lo sta aiutando soprattutto un allenatore come che, come Mihajlovic e Montella, guarda caso i due tecnici a cui è più legato, «ha una grande qualità: dice le cose in faccia». E infatti, quando non era soddisfatto glielo diceva chiaramente (una volta a Trigoria lo sentirono tutti urlare «Adem, tu dormi») mentre adesso, che lo sta ripagando con gol e assist (ha già eguagliato le 6 reti della scorsa stagione) lo elogia pubblicamente, mandando un avviso ai naviganti. Della serie: se uno si impegna, gioca anche quando c’è Gervinho.

SACRIFICIO sembra, tra giocatori che non stanno benissimo e scelte tecniche e tattiche da fare, l’unico sicuro del posto, impensabile fino a qualche mese fa. Lo stesso Adem ha ammesso che «quando è iniziato il campionato ero in un momento no, ma non so dire il perché. Poi ho trovato serenità». Oggi trova invece l’Udinese, affrontata 5 volte in carriera senza mai pareggiare: 3 vittorie e 2 sconfitte il bilancio, nessun gol ma un assist, a Santana, nel 2010 (quando la perse 2-1). All’epoca era ancora agli inizi della sua avventura italiana, mentre tra pochi giorni (il 15 gennaio) saranno passati 5 anni dal giorno della firma con la . Altri tempi, altra (poca) disponibilità al sacrificio, aspetto che ha imparato soprattutto in questi ultimi mesi: gioca esterno o, a volte, falso nove, ma ha imparato a rientrare e a dare una mano ai terzini, perdendo magari un po’ di lucidità sottoporta, ma diventando fondamentale per la squadra.

CIFRA TONDA , in tutto questo periodo, è l’allenatore che lo ha impiegato di più: 50 le presenze (e 12 gol) col francese in panchina, festeggiate nell’ultima partita del 2014, 2.887 i minuti giocati, con Montella si era fermato a 32, con 1828’ e sempre 12 gol, mentre con Mihajlovic era arrivato a 31. A 34, invece, c’è Slavina Jokanovic del Partizan, mentre i fanalini di coda sono Delio Rossi, 15 presenze, e Prandelli, 10, l’unico con cui non è mai riuscito a segnare. Ma erano altri tempi, di quel ragazzino tutta Nutella e Playstation oggi è rimasto ben poco. E i propositi di addio, che pure in estate erano stati più che concreti, sembrano ormai del tutto archiviati.