GASPORT (C. ZUCCHELLI) - «Bisognerebbe prendere come esempio Adem Ljajic e seguire la sua strada: per dimostrare di essere importante non ha avuto bisogno che qualcuno andasse via, spero che adesso lo facciano anche altri». Trigoria, 5 gennaio 2015. Così ha parlato ieri Rudi Garcia del giocatore serbo, capocannoniere stagionale della squadra in campionato con 6 reti e punto fermo – a sorpresa – della sua seconda Roma. Le parole di Garcia, che pure per Ljajic ha sempre avuto un debole tanto da definirlo «un diamante grezzo, come era Hazard agli inizi», non sono casuali e, soprattutto, non sono retoriche.
MOMENTI DURI A marzo, dopo Napoli-Roma, quando Ljajic sbagliò la copertura sul cross di Ghoulam che portò al gol di Callejon, Garcia non solo lo riprese pubblicamente, ma non lo fece giocare per un bel pezzo: dopo la sfida del San Paolo, infatti, Ljajic in 6 partite andò in panchina 4 volte e giocò appena 25’. «Prima ero una testa calda, se non giocavo facevo casino e non mi allenavo al massimo», ha confessato il serbo alla Gazzetta la scorsa settimana. L’età lo sta aiutando, visto che a 23 anni non è più un ragazzino, ma lo sta aiutando soprattutto un allenatore come Garcia che, come Mihajlovic e Montella, guarda caso i due tecnici a cui è più legato, «ha una grande qualità: dice le cose in faccia». E infatti, quando non era soddisfatto glielo diceva chiaramente (una volta a Trigoria lo sentirono tutti urlare «Adem, tu dormi») mentre adesso, che Ljajic lo sta ripagando con gol e assist (ha già eguagliato le 6 reti della scorsa stagione) lo elogia pubblicamente, mandando un avviso ai naviganti. Della serie: se uno si impegna, gioca anche quando c’è Gervinho.
SACRIFICIO Ljajic sembra, tra giocatori che non stanno benissimo e scelte tecniche e tattiche da fare, l’unico sicuro del posto, impensabile fino a qualche mese fa. Lo stesso Adem ha ammesso che «quando è iniziato il campionato ero in un momento no, ma non so dire il perché. Poi ho trovato serenità». Oggi trova invece l’Udinese, affrontata 5 volte in carriera senza mai pareggiare: 3 vittorie e 2 sconfitte il bilancio, nessun gol ma un assist, a Santana, nel 2010 (quando la Fiorentina perse 2-1). All’epoca Ljajic era ancora agli inizi della sua avventura italiana, mentre tra pochi giorni (il 15 gennaio) saranno passati 5 anni dal giorno della firma con la Fiorentina. Altri tempi, altra (poca) disponibilità al sacrificio, aspetto che ha imparato soprattutto in questi ultimi mesi: gioca esterno o, a volte, falso nove, ma ha imparato a rientrare e a dare una mano ai terzini, perdendo magari un po’ di lucidità sottoporta, ma diventando fondamentale per la squadra.
CIFRA TONDA Garcia, in tutto questo periodo, è l’allenatore che lo ha impiegato di più: 50 le presenze (e 12 gol) col francese in panchina, festeggiate nell’ultima partita del 2014, 2.887 i minuti giocati, con Montella si era fermato a 32, con 1828’ e sempre 12 gol, mentre con Mihajlovic era arrivato a 31. A 34, invece, c’è Slavina Jokanovic del Partizan, mentre i fanalini di coda sono Delio Rossi, 15 presenze, e Prandelli, 10, l’unico con cui non è mai riuscito a segnare. Ma erano altri tempi, di quel ragazzino tutta Nutella e Playstation oggi è rimasto ben poco. E i propositi di addio, che pure in estate erano stati più che concreti, sembrano ormai del tutto archiviati.