IL TEMPO (E. MENGHI) - Adesso esiste anche il «goalfie». L’ha inventato Totti e ha fatto il giro del mondo. Prodezza prima, autoscatto poi, il resto l’ha fatto il web. Di sicuro il capitano se la cava meglio con i piedi, la rete in acrobazia nel derby andrebbe ricordata solo per il gesto tecnico maturato da un ragazzino di 38 anni, corso sotto la Sud per immortalarsi in un «selfie» ricordo con un’inquadratura non proprio perfetta. Cecchino lo è di più davanti la porta e la stracittadina gli è particolarmente cara. Nessuno ha segnato tanto quanto lui nei derby romani di Serie A, 11 volte. Ne bastavano 10 per il record, ma è servito il «goalfie» per strappare un punto.
La fantasia si scatena quando Francesco vede la Lazio e lo dimostrano magliette - il «vi ho purgato ancora» o lo «scusate il ritardo» su tutte - e marchi di fabbrica come il ciuccio col dito verso il cielo. Il piano era stato studiato in settimana con il preparatore dei portieri Nanni, che ha rivelato: «È stata un’idea del capitano». C’è voluto un festeggiamento extralong per permettere a Totti di scattare la fotografia, il tempo di cercare l’applicazione sul suo cellulare e mettersi in posa, bocca a cuore compresa. D’altronde, il numero 10 giallorosso di queste cose non se ne intende: «Ci tengo alla mia vita privata, ma questo è un ricordo per tutti. Ringrazio i tifosi, è un amore eterno. La coreografia dice tutto: questa è la Roma. Dovevo fare di fretta - ha spiegato - perché era tanto tempo che ero fuori dal campo: è stato un momento indimenticabile».
Tanto unico (in realtà c’è un precedente in Mls ad opera dell’americano Dwyer) da rabbonire l’arbitro Orsato, che non ha avuto il cuore di andarlo ad ammonire. Non ditelo a Florenzi e alla nonna, però. Nel derby numero 40 della carriera, Totti si è ringiovanito con lo smartphone e, soprattutto, con i primi due gol su azione in campionato. Contro Juventus e Chievo aveva fatto centro dal dischetto, con la Lazio è partito piano, male a dirla tutta, ma quando è rientrato dagli spogliatoi si è preso la squadra sulle spalle. Con tanti saluti a Dino Da Costa e Marco Delvecchio, fermi a quota 9 gol nei derby: «Per un romano è una delle cose più belle che ci possano essere. Purtroppo abbiamo buttato il primo tempo, ma nel secondo siamo stati più cinici. Era importante non perdere per come si era messa la gara e alla fine è un punto guadagnato. Abbiamo dimostrato di essere una squadra che può lottare per lo scudetto».
Il messaggio è stato recapitato alla Juve: «Cerchiamo di stragli vicino, il secondo scudetto sarebbe il record dei record». Il sogno di una vita, che continua grazie a lui. «La Roma l’ha salvata il ragazzino, ancora una volta. L’ennesima soddisfazione di un campione eterno», le frasi d’ammirazione di Zeman, che si è rivisto all’Olimpico dopo tanto tempo (anche se di recente sui social è circolato, caso vuole, un «selfie» scattato da un tifoso biancoceleste con il boemo in Curva Nord). Montella ha fatto i complimenti al capitano giallorosso: «Credo mi abbia superato e se lo merita: riesce ancora a fare la differenza». Ben vengano allora gli sfottò dei laziali, che dietro al primo piano di Totti hanno piazzato con un fotomontaggio la premiazione della Coppa Italia di quel famoso 26 maggio o la sala trofei della Juventus. E non poteva certo mancare il «goalfie» di Lotito. Il mondo lontano dal raccordo ha messo l’autoscatto del capitano in prima pagina, lì dove merita di stare una leggenda.