GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Il capocannoniere stagionale in campionato, l’uomo che, anche domenica, ha contribuito alla rimonta della Roma, oggi torna titolare perché la Roma ha bisogno di lui. E se glielo avessero detto 6 mesi fa Adem Ljajic non ci avrebbe creduto. Anzi, avrebbe sorriso amaro, lui che si considerava sul piede di partenza, ultimo nelle gerarchie di Garcia dopo l’acquisto da oltre 25 milioni (Iturbe) e la conferma di tutti quelli che lo scorso anno erano stati considerati più di lui. E invece il serbo è diventato indispensabile, tanto che nel derby è entrato in campo con un ginocchio che gli faceva malissimo e che in questa settimana gli ha impedito di forzare in allenamento.
DOLORE Avverte ancora un po’ di dolore ma sa che, con l’assenza di Gervinho, Garcia ha bisogno dei suoi spunti e delle sue accelerazioni. E magari anche dei suoi calci piazzati: a Trigoria ne ha provati tanti, oggi spera che Totti o Pjanic gli concedano l’opportunità. L’obiettivo è quello di incrementare i 6 gol e i 2 assist: non segna dal 6 dicembre, quando con la sua doppietta ha salvato la Roma da una sconfitta che avrebbe avuto conseguenze pesantissime col Sassuolo. Lo stesso aveva fatto a Bergamo, quando aveva ribaltato il vantaggio dell’Atalanta con un gol e un assist per Nainggolan. Pertanto, anche se il ginocchio non gli dà tregua, oggi è chiamato agli straordinari contro una squadra, il Palermo, contro cui ha vinto una volta e perso in altre due occasioni.
«NU’ SCEMO» Ai siciliani, tra l’altro, sono legati alcuni ricordi poco dolci con la maglia della Fiorentina: nel 2010 sbagliò un rigore che costò ai viola una sconfitta per 21 in casa. La squadra era allenata da Mihajlovic, nel Palermo c’erano Balzaretti (che causò proprio il rigore sbagliato da Adem toccando il pallone col braccio) e Munoz e l’allenatore era Delio Rossi. A fine partita Sirigu raccontò come aveva fatto a parargli il rigore: «Nocerino mi ha detto di restare fermo e ha aggiunto in napoletano: Vai dalla parte opposta rispetto alla finta, non preoccuparti che questo è nu’ scemo... Aveva ragione sulla direzione del pallone, è andata bene». Ljajic, che all’epoca aveva compiuto appena 19 anni, ci rimase malissimo e dovette essere consolato parecchio dai compagni, dall’allenatore e dai dirigenti nello spogliatoio, dove, raccontano le cronache, rimase da solo in silenzio per parecchio tempo. La situazione non migliorò nei giorni e nelle settimane seguenti (vista anche una pessima prestazione come esterno contro la Lazio) perché Firenze, per certi versi, è come Roma: ama alla follia, ma non fa sconti. Tanto che qualche critica gli è arrivata anche in questa stagione dopo un altro rigore sbagliato, quello con il Genoa.
ESEMPIO Stavolta però, non solo lui ha le spalle più grosse, ma ha anche un allenatore che ha iniziato a fidarsi sempre di più e a dargli fiducia e responsabilità. Le stesse responsabilità sono quelle che gli chiede la famiglia: i genitori, il fratello e la fidanzata (serba) sono stati fondamentali nel suo processo di crescita, che però, stando a quanto dice Garcia, non è ancora completo. Anche se, ha ricordato il tecnico in conferenza stampa un paio di settimane fa, «Ljajic dovrebbe essere un esempio per tutti. Per trovare spazio nella Roma non ha avuto bisogno che mancassero altri giocatori». Il ragazzino scontroso, che spesso faceva impazzire gli allenatori e faceva felici gli avversari (come il Nocerino di cui sopra) oggi sembra davvero soltanto un lontano ricordo.