GASPORT (D. STOPPINI) - Non fece in tempo a mettere piede alla Roma che ai dirigenti disse: «Ma perché la panchina dell’Olimpico nella quale mi devo mettere seduto è lontana dalla curva Sud? Invertiamo, io voglio stare vicino a miei tifosi». E così fu. Era l’antipasto di quello che Rudi Garcia sarebbe diventato. Un manager, ancor prima che un allenatore. Un dirigente aggiunto, ancor prima che un uomo di campo. Raccontano a Trigoria che il francese dedichi ai colloqui con i giocatori e alle decisioni da scrivania persino più tempo di quello speso a ragionare di tattica. È stato così per un anno e mezzo. Sarà così anche nel 2015, anno terzo dell’era Garcia, seconda stagione romanista.
PIU’ INVECCHIO, MEGLIO E’ Ecco la parola chiave: seconda stagione. Il tecnico l’ha scritto anche nel suo libro, citando Raynald Denoueix,altro allenatore francese: «Un giocatore vale molto. Un altro giocatore vale molto. Ma il rapporto tra i due non ha prezzo». Rapporto è parente stretto di gruppo. E per formare un gruppo ci vuole tempo. Almeno due campionati. Periodo nel quale la parabola di Garcia è sempre stata in ascesa. Lo dice la sua storia: lì dove è rimasto per più di un campionato, Garcia ha sempre migliorato il rendimento delle sue squadre nella seconda stagione. Al Dijon, nel 2002-03, conquistò un quinto posto nella terza divisione, poi l’anno successivo centrò la qualificazione in Ligue 2 con un terzo posto, frutto di 64 punti (tre in più rispetto a 12 mesi prima). E poi il Lilla, stessa musica: nel 2008-09 quinto posto con 64 punti, nel 2009-10 quarto posto con 70. A Trigoria le statistiche le conoscono bene e se le ripetono a mo’ di ritornello anche in questi giorni di festa. È l’auspicio per il 2015 alle porte. Perché per migliorare il secondo posto dello scorso campionato c’è una sola possibilità: vincere lo scudetto, l’obiettivo dichiarato dalla società e urlato a più riprese dallo stesso allenatore.
MANAGER Quell’allenatore che ama ripetere: «Lavoro come se non dovessi lasciare mai la Roma». Ancor più di un dirigente, allora. A Trigoria è il deus ex machina, poco accade senza la sua approvazione. Qualche esempio? Garcia ha messo bocca sugli hotel prepartita, molto spesso sulla comunicazione (interviste sì, interviste no), sulle tournée (saltate o accorciate a seconda delle sue esigenze), persino sul bar di Trigoria vietato ai dipendenti nelle ore in cui è frequentato da squadra e/o staff. Per non parlare di mercato: si è mosso lui personalmente con alcuni giocatori (Gervinho, Basa, Pjanic, Keita, Yanga-Mbiwa) per trattare un rinnovo o un acquisto. Tutto con l’obiettivo di una seconda stagione al top. Se ci riuscirà, avrà «semplicemente» rispettato le attese. Come da curriculum.