La giustizia a spanne nel calcio

17/12/2014 alle 09:41.
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LA REPUBBLICA (M. CROSETTI) - Che amaro retrogusto resta quasi sempre in bocca, dopo le sentenze della giustizia sportiva: uguale per tutti, ma per qualcuno di più. Tavecchio e le banane? Archiviato. Lotito e la disgustosa battuta su un difetto fisico di Marotta? Un’ammenda. La sciocca gaffe di Massimo Ferrero sul “filippino” Thohir? Tre mesi di .

Vabbè, si sa, il Viperetta non fa mica calcio, lui fa cabaret. E tra un foulard sulla testa e un cerotto sulle labbra, tra un cuoricino e una poesiola su , forse è più facile sparargli addosso un verdetto bello severo, così un’altra volta impara. Se Ferrero fosse, diciamo a caso, un presidente federale o il suo bizzarro puparo, magari una simile fermezza sarebbe più difficile da esercitare, magari verrebbe più naturale far scivolare il fascicolo in fondo al cassetto, o nemmeno sforzarsi di infilare il foglio nella cartellina. Due pesi e due misure? Di più. Il peso solo per qualcuno, e la misura sempre a spanne. A parte quella ormai colma.

Nella migliore delle ipotesi, la giustizia sportiva è in totale marasma. Nella peggiore è di parte, il controllato che controlla il controllore anche perché lo stipendia: un’anomalia che va cancellata subito (non succederà). Il caos regna sovrano, come dimostra la strana di , denunciato dal capo degli steward del : costui dichiara di essere stato vittima di una tentata aggressione da parte dell’allenatore giallorosso, che nega tutto e minaccia querele (e la Roma, ricorso). Mai successo che una seguisse una simile dinamica. Il rischio di creare un precedente ingestibile è enorme: nessun club mai lo farà, ci mancherebbe, ma pensate al caso di steward addestrati apposta per provocare o denunciare un avversario. Non se ne esce.