IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Chi nei mesi scorsi ha pensato che a Londra ci fosse il tutto esaurito di farlocconi, cioè uomini di calcio con il cervello gonfio di birra, incapaci di intendere e di volere, ha commesso un errore clamoroso. Chi pensava che al Chelsea si fossero bevuti il cervello per aver mandato via a zero sterline la coppia formata da Ashely Cole e Fernando Torres adesso deve recitare un lunghissimo mea culpa. E deve rendersi conto - una volta per tutte - che se Josè Mourinho dà il via libera alla partenza di due monumenti come Cole e Torres è la sola, semplice conferma che il portoghese è un tecnico di valore assoluto. E che difficilmente sbaglia un colpo. Prendete il romanista Cole: ingaggiato per dare un contributo importante in Champions League, dall’alto della sua centenaria esperienza, l’altro mercoledì contro il Manchester City, cioè in occasione della partita più importante del girone, l’inglese è finito in tribuna. Come il più inutile dei calciatori.
GRAN FLOP
E in campionato le cose non sono andate (e non vanno meglio): Rudi Garcia ha provato a fare di lui il titolare sulla corsia di sinistra, ma presto si è dovuto mettere l’anima in pace e accantonare ogni speranza, lasciandosi andare alla disperazione. E così - come era accaduto a Genova - anche sabato scorso in casa contro il Milan, Cole è rimasto a guardare. E il ricco contratto biennale (con opzione per il terzo anno) firmato nella passata estate con gli uomini di James Pallotta sta lì, intoccabile, a creare affanni economici. E ci si chiede: possibile che l’intero management di Pallotta non sapesse del botto che aveva fatto Cole, non a caso “svincolato” da quel gran furbacchione di Mourinho? A chi è venuto in mente di prendere un giocatore così inaffidabile? Il colpevole (se ce n’è uno solo..) può redimersi solo cedendo a gennaio Cole al miglior offerente. A patto che ci sarà un offerente... Solo otto le sue presenze in campionato, con zero cose belle da ricordare. Se mai, nelle menti di tutti i tifosi della Roma c’è ancora il suo goffo, triste tentativo di arginare Robben nella partita dell’Olimpico contro il Bayern. Quarantacinque minuti in balia dell’olandese, prima del cambio durante l’intervallo. E da quella sera, addio Ashley. Scomparso. Cancellato. Finito. Anche se Garcia gli ha dato altre opportunità: tutte fallite, come accaduto in maniera clamorosamente catastrofica a Bergamo contro il modesto Cristiano Raimondi, diventato per una pomeriggio il fratello (anziano) di Cristiano Ronaldo.
EL NINO AL TRAMONTO
E che dire, poi, di Torres? La grancassa mediatica che da sempre accompagna il Milan, all’atto dell’arrivo dello spagnolo a Milanello ha sfoderato superlativi tenuti in naftalina dai tempi di van Basten. Un colpo ’ccezzzionale, per dirla alla Piccinini; una trattativa da maestro del ragionier Galliani. E un pensiero fisso: ammazza che tonto Mourinho che a Londra ha voluto Diego Costa e Drogba e ha cacciato via Torres... Sono bastate poche settimane per capire chi aveva preso e non dato la sòla, per dirla alla romana. E adesso il Milan sta brigando in mezzo mondo per liberarsi del fardello spagnolo, più triste di un mattino con nebbia a Castellanza. Anche in questo caso: ma chi l’ha voluto? L’altra sera all’Olimpico Cole e Torres, spaesati e silenziosi, erano spaparanzati nelle rispettive panchine, come le ultime delle riserve. Immagine brutta, ma vera. E il Chelsea - senza di loro - vola altissimo nella Premier League...