Carminati&friends all’assalto dell’As Roma

12/12/2014 alle 14:24.
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L'ESPRESSO (G. TURANO) - Massimo Carminati e Mario “Marione” Corsi sono amici di vecchia data. Entrambi sono stati accusati, insieme a Claudio Bracci, dell’omicidio di Fausto e Iaio quando militavano nei Nar di Giusva Fioravanti. Entrambi sono stati assolti nel 1999, lo stesso anno in cui sulla dell’Olimpico il gruppo Opposta Fazione lanciò un takeover ostile che si concluse con l’espulsione a mazzate dei vecchi Cucs, sostituiti dalla falange organizzata degli ultras fascisti.  Cose note, come è noto il rapporto cordiale che Marione ha intrattenuto con la famiglia Sensi, lodata e difesa fino all’ultimo nella trasmissione più nota dell’etere calcistico romano, Te la do io Tokio.

L’arrivo degli americani ha colto alla sprovvista il gruppo Corsi che prima ha cercato di agganciare la nuova dirigenza attraverso l’avvocato , legale dei Sensi, e poi, fallita la manovra, ha scatenato l’attacco contro Pallotta e soci, definiti prestanome di Unicredit.  Il falso dossier preparato contro Franco Badini e Mauro , accusati fra l’altro di essere membri di una loggia massonica, e gli insulti quotidiani in radio, ha portato a una causa penale contro Corsi e altri.  Il procedimento si è concluso all’inizio del 2013 con un’archiviazione chiesta dal pm Paola Filippi, lo stesso magistrato che ha sequestrato un mese fa oltre 100 milioni di euro all’ex presidente del Siena calcio, Giovanni Lombardi Stronati.  L’archiviazione, in sostanza, ammette il tentativo di destabilizzare la dirigenza romanista ma sostiene che la minaccia non era credibile. In parole povere, se si tenta una rapina una banca con un fucilino a tappo, non si può essere condannati per rapina per eccesso di cialtroneria.

La questione qui si fa delicata.  Marione ha ancora in mano un’audience di tutto rispetto, stimata intorno ai centomila contatti quotidiani. La sua trasmissione incassa pubblicità e compensa in parte i cessati ricavi delle trasferte di tifosi, che Corsi organizzava ai tempi di Franco e soprattutto di Rosella Sensi, il cui marito Marco Staffoli è risultato in contatto con gli uomini di Carminati per un affare immobiliare.  Marione è un uomo ricco anche se, formalmente, non risulta proprietario di nulla, né case, né società di capitali. Proprio come il suo amico Carminati. La prudenza non è mai troppa ma la leva di Corsi sul tifo si è affievolita da quando Pallotta ha mostrato di esistere in carne, ossa e dollari.

Adesso sarebbe interessante capire come mai è proprio Marione a non esistere imprenditorialmente e di quali affari parlasse nei suoi incontri quasi quotidiani con Carminati, considerato che non si vedevano certo per rievocare i vecchi tempi.  Soprattutto sarebbe importante stabilire se Marione usa davvero un fucilino a tappo o se è qualcosa di più nel mondo di relazioni pericolose che hanno coinvolto anche , il giocatore italiano più pagato della serie A (6,5 milioni di euro netti all’anno), ex marito di Tamara Pisnoli, arrestata da poco, e buon conoscente di Giovannone De Carlo, figura in vista del “Mondo di mezzo” definita il boss effettivo di Roma da un mammasantissima come Ernesto Diotallevi.

Anche la posizione di è fra quelle che vanno chiarite. Il giocatore ha passato brutti momenti su Te la do io Tokio per la sua sparata contro “i papponi della radio” dopo un Roma-Milan di quattro anni fa. Poi i rapporti sono migliorati e è tornato Capitan Futuro.  Eppure anche era fra quelli che si rivolgevano a De Carlo. Del resto, il centrocampista giallorosso aveva conosciuto già da tempo e da vicino il mondo della malavita romana per avere sposato la figlia di Massimo Pisnoli, ammazzato a fucilate nel 2008.  Chi sa che la pista calcistica non dica qualcosa sulla reale consistenza dell’inchiesta Mondo di Mezzo che molti considerano un’indagine epocale, alcuni giudicano una buona inchiesta su fatti di corruzione minore sotto il profilo economico ma utile a ridefinire gli equilibri politici nella capitale e altri ancora, per lo più indagati, derubricano a chiacchiere e millanterie fra amici, magari un po’ vivaci ma tutto sommato rientrati nei ranghi della rispettabilità al termine di variegate esperienze penali.