Tavecchio: «Stranieri? Avevo ragione»

29/11/2014 alle 08:55.
carlo-tavecchio

IL TEMPO (R. SENSI) - «I miei rapporti con l’Africa sono iniziati negli anni ’80, sono stato contattato dai Frati dell’Hospital Saint Jean de Louis e sono andato in Togo per risolvere alcuni problemi. Poi sono stato coinvolto in un altro intervento in Benin, per l’ospedale di Tanguieta che grazie a me è diventato specializzato nella cura dell’Aids. E ora mi occupo di adozioni a distanza». Carlo Tavecchio, eletto l’11 agosto alla guida della Federcalcio dopo infinite polemiche per la battuta infelice su Opti Pobà, racconta così a Il Tempo il suo rapporto con l’Africa. E poi difende il senso dell’affermazione contestata. «In questi giorni si sta concretizzando ciò che avevo detto. Certamente la forma sarà stata diversa ma il contenuto è lo stesso. Il 20 novembre abbiamo deliberato le nuove norme per l’ingaggio degli extracomunitari: solo uno sarà libero da vincoli, il secondo dovrà avere un certo curriculum con almeno due presenze in Nazionale e più di cinque convocazioni. E credo con questo di aver ben spiegato quello che volevo dire».

Cos’è cambiato rispetto a quell’11 agosto?
«Stiamo ristrutturando, programmando l’attività interna ma soprattutto abbiamo iniziato con le riforme. Siamo in sintonia con il fair play finanziario, il pareggio di bilancio sarà determinante per l’iscrizione al campionato. Per quanto riguarda le rose vorremmo adeguarci alle normative europee che prevedono un massimo di 25 giocatori. Ovviamente dovremo trovare una soluzione per gli esuberi».

Quindi le riforme del calcio si possono fare?
«Si possono e si devono fare. La madre di tutte le battaglie è la riforma dei campionati, purtroppo per metterla in atto c’è bisogno di una maggioranza del 75% in Consiglio federale e in questo momento non c’è: se riduciamo i campionati a 18 squadre per la seria A, a 20 per la B e a 40 per Lega Pro, vengono eliminate 23-24 società, posti di lavoro che saltano percalciatori e allenatori».

Secondo Tommasi con Albertini ci sarebbe stato un programma pluriennale impossibile con lei.
«Ma con me le società A hanno avuto un notevole aiuto, dato che la gestione dei diritti tv passa da euro 940 milioni di euro a un miliardo e 200 milioni».

La riduzione dei tagli decisi dal Coni è un suo successo?
«Ho chiesto a Malagò di rinunciare ai 5 milioni annuali della mutualità, lui ha capito. Ancora non basta, ma abbiamo ottenuto una cosa importante: nel 2016 il Coni ridiscuterà i criteri di assegnazione dei contributi e la Figc, il miglior produttore di risorse, sarà presente in commissione. Una cosa è certa: se lo Stato decide di togliere i contributi per il calcio al Coni, deve riconoscerci qualcosa, o i fondi delle scommesse o dell’altro. Faccio una “battutaccia”: come la Freccia Bianca e la Freccia Rossa, facciamo una Freccia Azzurra e ricaviamone dei contributi. Non c’è altra via».