GASPORT (M. BREGA) - Nello spogliatoio erano seduti uno di fianco all’altro, domani in campo saranno uno di fronte all’altro. Cambia la prospettiva, ma sempre speculari saranno. Maicon, fascia destra preferita. Dodò, residente della fascia sinistra. Si affronteranno, si dribbleranno, si fermeranno regolarmente o no. Eppure fino a pochi mesi fa, alla Roma, erano «fratelli».
LA SUA CAPITALE - E per Dodò sarà come riavvolgere il nastro, «incontrare una ex fidanzata » - disse in estate. Quella città che non lo ha mai adottato davvero. Arrivato a costo zero nell’estate del 2012 dal Corinthians insieme con Marquinhos, Dodò mostrò subito qualche problema a carburare. Problemi legati soprattutto alla condizione fisica non perfettamente recuperata dopo il grave infortunio al ginocchio sinistro (legamenti rotti, cicatrice marcata). Ad appesantire la situazione anche le voci che lo etichettarono come «cocco» del d.s. Walter Sabatini. Invece di essere un punto di forza, rischiò di diventare il suo punto più fragile. Luis Enrique e Zeman (sì, proprio il boemo) lavorarono molto con il brasiliano per migliorarlo sul fronte difensivo. Era il classico esterno brasiliano con lo sguardo sempre proiettato in avanti senza lo specchietto retrovisore. Legò subito con il gruppo dei connazionali, specialmente con Castan, il suo vero amico nella Roma. Li si poteva trovare qualche volta ai Parioli, in un ristorante brasiliano. Poche le uscite di Dodò, tutto casa e Trigoria. Ragazzo schivo, timido, intelligente, preferiva i viaggi culturali piuttosto che le serate della movida romana.
TURISTA, NON VIVEUR - Appena poteva insieme con Castan e i brasiliani giallorossi saltava su un aereo e vestiva i panni del turista. Venezia, Parigi, Barcellona e Dubai alcune delle città visitate durante i due anni nella Capitale. Dodò, originario di Campinas, nord-ovest di San Paolo, nell’entroterra brasiliano, scelse di vivere in periferia a Roma, più vicino al mare piuttosto che al centro. Le due stagioni giallorosse non lo hanno mai visto pienamente in forma: l’infortunio subito in Brasile lo ha condizionato al punto che i tackle fino in fondo non li portava mai. Quando nel maggio scorso si infortunò durante l’amichevole giocata contro l’Orlando City, scoppiò a piangere. «Stavolta non ce la faccio, ho finito di giocare», diceva distrutto dal dolore e segnato dalle lacrime. È tornato, più forte di prima. Rudi Garcia ha provato a dargli fiducia, utilizzandolo spesso a sinistra. Però quando è arrivata l’offerta dell’Inter, non si è messo di traverso. Il tecnico francese ha compreso la validità economica della proposta. E ha dato il via libera. Sabatini lo ha venduto «per salvargli la vita» e Dodò si sta ricostruendo la sua nuova vita calcistica a Milano. Tra Walter Mazzarri e Roberto Mancini è cambiato poco, lui gioca sempre. Domani sera avrà di fronte Maicon: «Non lo posso guardare che mi viene da ridere», twittò Dodò il 4 luglio scorso insieme in foto con Maicon. Speriamo che non scoppino a ridere in campo.