LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Avevano da tempo prenotato il charter notturno, ma la partenza della Roma dalla Germania, per come sono andate le cose, continua a ricordare una fuga di mezzanotte, da se stessi, qualcosa di momentaneamente liberatorio che non risolve niente. I tarli viaggiano al seguito del club. A Trigoria il cambio di rotta è stato radicale, linguistico, filosofico. «Magari non le vinciamo tutte, ma posso garantirvi che vinceremo lo scudetto», aveva detto Garcia dopo la sconfitta contro la Juventus, più ambizioso di prima. Adesso il tono più o meno è: «Abbiamo giocato alla grande, abbiamo perso solo 2-0».
La qualificazione agli ottavi di Champions potrebbe arrivare con appena due pareggi per un totale di 6 miseri punti (la metà di quanto non bastò lo scorso anno a Benitez), è paradossalmente più alla portata, eppure il disagio sta forgiando un nuovo modo di essere giallorossi. Palesemente un’altra, l’attuale Roma si contenta ma non gode. Agisce da piccola. De Rossi, Nainggolan e lo stesso Garcia parlano apertamente di “limiti”, trovano comprensibile pareggiare in casa della Sampdoria. Due mesi fa giocavano solo per vincere, su Marte come a Monaco. Questione di mentalità. E’ come se la realtà avesse costretto le fantasie a traslocare. Da squadra autorevole, senza molti piani B ma spavalda nella sua “umile determinazione”, capace di esprimere ovunque la propria identità, la Roma s’è rinsecchita nei contenuti, offre una finta compattezza, qualche giocatore pensa di più ai propri destini (e Garcia lo ha sottolineato prima di Napoli). Nel lento scolorire dei principi base, sino alla deformazione forzata del 4-4-2 dell’Allianz Arena, emergono problemi che l’armonia di gruppo nascondeva: l’assenza di terzini affidabili (a parte Maicon) è quello più macroscopico. Somma è stato provato in pre-campionato. A Monaco era in panchina. Allontanato Jedvai perché faceva “casino” fuori, il baby croato è diventato titolare della fascia sinistra del Leverkusen. L’ex Tonetto (avercene come lui!) dice: «Investire tanto sugli esterni bassi».
La rosa della Roma vale 246,60 mln (15ª in Europa). Ma non è ampia come sembra e si vedono più le spine della rosa (l’età media di 28 anni): «Ho un sostituto per ogni ruolo », diceva Garcia. Vero sulla carta. Poi però, al netto degli infortuni, dei dubbi sulla preparazione e delle persistenti delusioni, di molti giocatori l’allenatore non s’è mai fidato. Gli “elegibili” non sono mai più di 14. Pagati quasi 10 mln, Uçan e Sanabria vantano un imbarazzante numero di minuti giocati complessivi: 3. Paredes 38. Emanuelson non è nemmeno in lista Champions, peggio di Bastos. Si sta lavorando per Adriano (Barça) e Cech (Chelsea), perché anche la porta scricchiola. E poi un bravo elettricista, di quelli tosti, per ridare luce un po’ a tutti.