GASPORT (P. CONDO') - E’ l’ora. L’inverno deve appena iniziare - anche se a Mosca battono già i denti - ma il quinto turno dei gironi di Champions è una finestra spalancata sulla sua fine, visto che le gare di ritorno degli ottavi sono in calendario alle porte della primavera. Ci vogliamo arrivare, e con due squadre: il concetto è antico e spesso contestato - l’insormontabile fatica di tifare per un club diverso dal tuo - ma quest’anno, dopo il secondo flop mondiale consecutivo, al nostro solito buonismo (che legittimamente può non piacere) si aggiunge lo stato di necessità.
NON SOLO RANKING Abbiamo bisogno che la Juventus e la Roma superino la fase a gironi, come dobbiamo augurare lunga vita alle quattro italiane dell’Europa League, perché ormai il nostro calcio oscilla pericolosamente fra le delizie di un’élite in allontanamento e il grigiore dei Paesi fornitori, quelli nei quali può anche nascere (o formarsi) il fuoriclasse, ma senza illudersi di poterlo trattenere. Non è soltanto una questione di ranking, che pure conta perché il posto dei campioni è nei grandi tornei e quindi occorrono i passaporti, ma di immagine e di fatturato. Parafrasando il dibattito economico di questi tempi, il nostro football ha tagliato ciò che poteva tagliare, incidendo il muscolo e non soltanto il grasso a giudicare dalla povertà di certi spettacoli domenicali; per uscire dalla crisi ora occorre pensare allo sviluppo, la via indicata dalla Juve con la realizzazione dello Stadium e dalla Roma col progetto del nuovo impianto di Tor di Valle. Ma hai voglia a parlare di sviluppo se non riesci nemmeno ad arrivare agli ottavi di Champions...
LA CHANCE ROMA Il discorso ha un traguardo comune ma percorsi diversi. Stasera a Mosca va in campo una Roma che il giorno del sorteggio abbiamo tutti prematuramente pianto, immaginando il match di oggi come una sorta di spareggio per proseguire la corsa in Europa League. Totti e compagni hanno invece esaltato nelle prime due gare, raggranellando quattro succosi punti, e nelle altre due hanno subito gli schiaffoni del Bayern senza frignare troppo, visto che nel frattempo il Manchester City s’è quasi ritirato dal torneo. Se stasera alle 18 vincesse nello stadio vuoto del Cska, la Roma andrebbe a cena con le scatolette di caviale allineate sul tavolo: un pari del Bayern in Inghilterra e gli ottavi sarebbero certi, con la festa conseguente. Sinceramente, dopo aver assistito alla gara d’andata non avremmo mai pensato di dover fare un discorso prudente oggi: all’Olimpico finì 5-1, e la serata diede le stesse sensazioni - ovviamente ribaltate - che avremmo provato il mese successivo col sacco da parte del Bayern. Stasera, nel silenzio congelato dell’arena Khimki, la Roma deve ritrovare l’ispirazione speciale che l’ha sostenuta a Empoli e a Bergamo, quella che ti fa vincere le partite che devi vincere anche se non stai benissimo. Nello stadio svuotato dal teppismo dei suoi tifosi (la squalifica termina con questo match) il Cska ha già resistito dignitosamente al Bayern, passato 1-0 su rigore, ed è tornato da uno svantaggio di due gol col City che pareva la pietra tombale sulla sua Champions. Non stiamo certo parlando di una grande squadra, ma è importante che Garcia sia consapevole di dover piantare un paletto nel cuore del Cska atterrato. Altrimenti ritorna.
LA NUOVA JUVE Pronti a celebrare come una splendida conquista - viste le premesse di sorteggio - la qualificazione romanista, non desideriamo sorprese per quella juventina: giudicata più che accessibile a urne calde, si è molto complicata con la sconfitta del Pireo e un po’ sciolta dopo quella che potrebbe essere la svolta della stagione, la gara casalinga con l’Olympiacos vinta in rimonta e con l’abito tattico nuovo che da quella sera Allegri non ha più abbandonato. Una certa dose di casualità è ovvia, ma la coincidenza fra il varo della difesa a quattro e il cambio di passo della Juve fa impressione: i dieci gol a zero inflitti in campionato a Parma e (a domicilio) Lazio dipingono una squadra che sembra la crisalide trasformata in farfalla. E il momento generale è tornato dalla parte bianconera, anche per colpa dell’1-7 dell’Olimpico targato Bayern. Fino a quel giorno il tema della stagione italiana era la Roma in caccia e la Juve a resisterle; la combinazione tra la grande delusione dell’Olimpico e il rifiorire anche tattico bianconero ha ribaltato la situazione, restituendo alla Juve lo status di squadra più forte e in piena salute, e alla Roma quello di sfidante in attesa dell’occasione.
UNA SERIE IRREALE Qualche giorno fa Andrea Agnelli ha dichiarato pubblicamente che l’obiettivo industriale della Juve è il quinto fatturato al mondo dietro le quattro irraggiungibili (per ora) Real, Barça, Bayern e United, e che per centrarlo un piazzamento fra le prime otto d’Europa, ovvero i quarti di Champions, non è negoziabile. Allegri deve vincere domani a Malmoe per guadagnare un prevedibile vantaggio sull’Olympiacos - difficile che faccia risultato a Madrid - e giocarsi poi il primo posto nel girone a Torino contro l’Atletico. Ma anche al di là delle impellenze di classifica, Allegri deve vincere a Malmoe per spezzare finalmente l’irreale serie negativa in trasferta, cinque sconfitte e un pari nelle sei gare più recenti. Quelli forti sanno vincere fuori casa: è una legge dello sport identica a se stessa dalla notte dei tempi, e per i Pogba e i Tevez di queste settimane non dovrebbe essere difficile osservarla come merita. E’ l’ora, maledizione. Siate tutti puntuali, perché non c’è più tempo da perdere.