LA REPUBBLICA (P. BOCCACCI) - E a prendere le distanze dalla proposta di patron Pallotta, oltre al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, è anche l’archeologo Adriano La Regina, che per decenni ha guidato la soprintendenza romana. «Quest’idea di ricostituire il piano dell’arena del Colosseo, così come era nell’antichità, di legno, con una serie di collegamenti con i livelli inferiori» spiega lo studioso «mi piace molto e in effetti avevamo già lavorato per una sua realizzazione, in parte attuata, in quanto un quarto dell’area è già coperto. Ma questa opportunità dovrebbe servire per assicurare una migliore agibilità del monumento, che in effetti, così com’è, non si presta a ospitare un pubblico ancora maggiore, quale sicuramente sarà nei prossimi anni. E consentirà anche di apprezzare e far comprendere meglio il monumento stesso. Però il Colosseo ha già un pubblico straordinario e non ha bisogno di svolgere funzioni diverse da quelle di un luogo dove comprendere la storia antica di questa città».
Dunque un “no” netto a Pallotta e a tante proposte che via via nel tempo sono state fatte. «Si è pensato a tutto: concerti, sfilate di moda e altro» conclude La Regina «iniziative che non ha senso ospitare in un monumento». E contrario è anche il presidente della Lazio Lotito: «Non metterei a rischio il monumento». «Le vedute ottocentesche» aveva ricordato Daniele Manacorda, l’archeologo che recentemente la rilanciato la ricostruzione del palcoscenico su cui lottavano i gladiatori «ritraggono il Colosseo con la sua bella arena viva perché calpestabile, e quindi privatamente o pubblicamente usabile e usata. La restituzione di questo spazio gli permetterebbe di tornare ad essere, carico di anni, un luogo che accoglie non il semplice rito banalizzante della visita del turismo massificato, ma, nelle forme
tecnicamente compatibili, ogni possibile evento della vita contemporanea». Un’ipotesi che Pallotta ha voluto cavalcare con il super evento di
una sfida tra campioni di calcio