LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Luci rosse, o forse no, forse solo giallorosse. Mosca archiviata: «Basta con le stupidaggini dello strip club, noi siamo qui e siamo carichi, alla Champions penseremo poi, ora c’è l’Inter di Mancini, non si può ancora dare un giudizio però io guardo i fatti: premesso che non mi piace mai quando un allenatore viene allontanato, da quando c’è Mancini l’Inter ha rimontato in due partite, una vincendola, e lui ha vinto anche in Premier», racconta Garcia. Causa impegni ravvicinati, la delusione non fa a tempo a sedimentarsi a Trigoria, la muffa, la rabbia, o qualunque altro elemento di disturbo igienico o emotivo, vengono spazzati via dal bisogno di restare concentrati, possibilmente sani. Tutti, in tribuna, in campo, in panchina, nelle case, sognano la partita del riscatto, quel movimento prepotente di qualità, individuale e collettiva, che riesca davvero a far smaltire il peso psicologico dello stremante 1-7 di cui ormai stanca la sola visione tipografica. Sabatini aveva ammesso che s’è trattato di un evento “inibente”. Garcia ieri ribadiva il dato ma si permetteva anche di andare oltre: «Lo abbiamo superato, questo maledetto shock». Il tecnico francese ha motivi di soddisfazione: «Meglio di noi in Europa soltanto Real Madrid, Bayern e Chelsea». I numeri lo confermano. Mancano quattro punti rispetto al cammino dello scorso anno, quando la Roma aveva cominciato in modo assordante, pareva un jet: «Ma quel percorso, diciamo, Rudi Garcia, al secondo anno a Roma non è proprio cosa di tutti i giorni ». E la Juventus, non è forse davanti? «Certo, di tre punti, ma sappiamo tutti come sono stati conquistati ».
Le frecce nell’arco della polemica, per quel match rinnegato persino dall’arbitro Rocchi, sono sempre avvelenate. Si è parlato anche di tristezza, in casa Roma. «C’è troppa tristezza in giro», aveva sentenziato Sabatini di ritorno dalla “peccaminosa” trasferta russa (più che altro per come sia stato un vero peccato buttare due punti in quel modo, anche se non sarebbe cambiato nulla in ottica City). Ma Proust aiuta la Roma: scriveva che in amore (in fondo tutti amano il calcio, no?) la vera tristezza è il sentimento dell’irreparabile e dell’impossibilità. Se Proust aveva ragione, e ce l’aveva spesso, la tristezza giallorossa è una tristezza appena abbozzata. Non c’è nulla di irreparabile e di impossibile sulle mappe. C’è ancora un mondo da conquistare là fuori, già da stasera, immaginando, dietro lo scontro inedito fra tecnici, che l’Olimpico «il nostro giardino», dal quale un tempo venne riportata la chiesa al centro del villaggio, si unisca alla lotta, travestendosi da quel giocatore invisibile che può fare la differenza (in campionato la Roma è a punteggio pieno in casa, 14 gol fatti, 0 subiti). Tornano Maicon e Yanga-Mbiwa. Si spera che torni anche Gervinho (a essere ciò che è). «Che bello poter scegliere fra 24 giocatori». Bello anche vederli giocare sciolti, come non sempre hanno fatto ultimamente, muscoli senza viscosità, testa libera, giocare per come sanno. E sanno.