Garcia agli studenti: Roma campione

13/11/2014 alle 09:22.
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IL TEMPO (V.LO RUSSO) - Dopo Sir Alex Ferguson, Cesare Prandelli e Valentina Vezzali, tocca a lui. Il premio Tor Vergata-Etica nello sport XIII edizione è andato a , ormai personaggio dell’anno. Lealtà, fair play, correttezza e impegno sociale. Caratteristiche che il tecnico della Roma incarna alla perfezione. Non a caso è stato accolto come una star, scortato quasi fosse Brad Pitt in trasferta a Roma, applaudito per ogni frase pronunciata.

Per quasi due ore l’aula magna della facoltà di Economia della seconda Università ha preso le sembianze della , specie quando ha sventolato la maglia di . Con l’ironia e la sagacia che lo contraddistinguono ha conquistato la platea, studenti, adulti, bambini, giudici e relatori, tutti appesi alle sue labbra. Ha vinto il premio per aver vissuto e visto il calcio da ogni prospettiva: «giocatore, giornalista, , tattico, infine allenatore conquistando la sua fama sul campo, grazie ad una grande determinazione, una maniacale cura dei dettagli, un’enorme cultura del lavoro e dell’etica sportiva e un ottimismo che non lo ha mai abbandonato, neanche nei momenti più difficili». La prefazione del preside della facoltà Orazio Schillaci ha spiegato i motivi che hanno spinto la giuria composta da personalità quali Abete, Malagò, Platini, Rivera, Tommasi e dai vertici della stessa Università, a scegliere proprio . E lui, dopo aver incoraggiato gli studenti a continuare con grinta il loro percorso di educazione, ha preferito rispondere alle domande senza fare il solito discorso di ringraziamento.

La prima curiosità di uno studente è servita a lanciargli l’assist per ribadire alcuni concetti e prendersi subito la prima ovazione: che aria si respirava dopo sconfitta con la ? «Partita particolare, ho cancellato alcune cose e conservato altre, quella sera la Roma ha dimostrato di essere da primi posti. Ho totale fiducia nei miei ragazzi anche con questi episodi contrari. Gianni (Rivera, ndc) ha detto che vinca il migliore: sono d’accordo con lui, la Roma è la più forte!». Gli sono bastati 17 mesi per capire i problemi del sistema calcio e anche su questo ha la riposta pronta: cosa può fare il calcio in un momento di crisi etica come questo? «Siamo in un periodo difficile, lo sport può essere un punto di riferimento per molti bambini, perciò ancor prima di essere allenatori dobbiamo essere educatori».

Non poteva certo mancare una domanda su . Nella sua carriera ha mai avuto un capitano come lui? « è fantastico. Si rischiano di dire cose banali. È un giocatore straordinario anche quando vuole fare per forza tutta la partita… Fantastico uomo. Mi piacerebbe vincere qualcosa con lui».Uno dei pochi allenatori ad avere laurea in Scienze Motorie. Qualche consiglio? «Sono uscito di casa a 17 anni. Ho giocato nel nord della Francia. Era difficile giocare e studiare. Studiare mi ha dato l’opportunità di essere più forte anche nel ruolo di allenatore. Per gestire il mio staff, sono più in grado di capire quali sono le loro preoccupazioni e questo è un vantaggio».Poi arriva la vera e propria dichiarazione d’amore: qual è il segreto sul rapporto coi suoi giocatori? «Un segreto non c’è. Ma una certezza ce l’ho. Non si può allenare senza amare i propri giocatori. Si deve ascoltare, parlare con loro. Io, avendo giocato, penso ancora come un calciatore. Per questo quando mi vogliono fregare ma non ci riescono».

Come è cambiata la preparazione da quando lei ha iniziato ad allenare? «Nel futuro ci saranno preparatori degli attaccanti e dei difensori. La preparazione fisica ha fatto dei passi in avanti ma bisogna lavorare di più e meglio sulla preparazione mentale». Chiusura dedicata a un ricordo che ancora brucia. La partita col Bayern Monaco. «È una prova di umiltà sapere che ci sono squadre più forti di noi. In Italia stiamo lottando, ma in Europa siamo ancora dei piccoli».